Rosario Crocetta

Come i vitalizi di Sicilia servono a Crocetta per nascondere i suoi sprechi

Accursio Sabella

Il taglio immaginario per una campagna demagogica

Palermo. È origine e soluzione di ogni male in terra di Sicilia. Il vitalizio, maledetto vitalizio, è ormai ingrediente preferito per la demagogia a favor di telecamera. Le strade crollano? Tagliamo i vitalizi. La Sanità è malata? Riduciamo i vitalizi. Mancano i soldi per i disabili? Vanno cercati là, tra le onorevoli pensioni.

 

Lo urlò anche il prode Pif, in singolar tenzone col donchisciottesco presidente della Regione Rosario Crocetta, poche settimane fa. Il governatore di Sicilia afferrò le urla del regista palermitano, le mise in tasca e pochi giorni dopo le tirò fuori nei familiari studi dell’Arena di Giletti: “I vitalizi dei deputati regionali in Sicilia vanno aboliti – ha detto – io non ci sto”. Il solito bluff.

 

Perché se è vero che in qualche caso il privilegio appare insopportabile, è altrettanto vero che il taglio di quei vitalizi non risolverebbe nessuno dei problemi di Sicilia. Altro che disabili. I diretti interessati, per esempio, hanno quantificato in 500 milioni di euro la cifra necessaria per garantire loro una vita dignitosa.

 

Quanto costano invece i vitalizi siciliani? Tutti, comprese le pensioni di reversibilità andate a vedove, figli e nipoti, pesano sul bilancio dell’Assemblea regionale siciliana 18 milioni di euro. Cifra nemmeno troppo lontana dai 14 milioni del Lazio, o dai 15 della Puglia. Consigli nati però molti anni dopo rispetto a quello siciliano (che ha visto la luce nel 1947) e che garantiscono un centinaio di vitalizi in meno.

 

E i tagli? A quanto pare si faranno. L’Ars si adeguerà a quanto deciso dalla Camera, ossia l’introduzione di un contributo di solidarietà crescente a carico di vitalizi superiori ai 70 mila euro annui. Gocce, nel mare degli sprechi di Sicilia. Ma non cambierebbe molto nemmeno se i politici siciliani decidessero di fare di più, quasi a compensare una colpa atavica. Tagliando ad esempio quelle pensioni del venti per cento. Il risparmio ottenuto, a quel punto, sarebbe di 3,6 milioni di euro. Meno di un centesimo, quindi, della somma che servirebbe ai disabili.

 

Ma per confermare l’inutilità pratica di quell’intervento, si può anche fare un raffronto con alcuni indicativi giacimenti di sperpero nell’Isola. La cifra tirata fuori da quel taglio immaginario dei vitalizi, corrisponderebbe ad appena cinque giornate di lavoro dei dipendenti delle società partecipate della Regione. Aziende mangiasoldi costate oltre un miliardo in questa legislatura, che il rivoluzionario Crocetta avrebbe dovuto radere al suolo e che ha invece lasciato intatte, salvo piazzare a capo di queste amici e fedelissimi. Tra cui l’ex pubblico ministero Antonio Ingroia appena confermato alla guida di un carrozzone dell’informatica o l’avvocato Antonio Fiumefreddo, chiamato per riscuotere le tasse in una azienda che da anni non riesce a farlo. E che, per funzionare meglio, ha appena chiesto un contributo triennale di 120 milioni di euro. Il taglio del venti per cento dei vitalizi corrisponderebbe così al tre per cento della cifra che Crocetta ha chiesto ai cittadini per salvare Riscossione Sicilia.

 

Ma il governatore non si accorge, o fa finta di non accorgersi, nemmeno dello spreco irrigato direttamente da lui e dai suoi assessori. Gli uffici di staff del governatore e dei componenti della giunta siciliana, riempiti di galoppini, cortigiani, animatori del nuovo movimento politico di Crocetta, sono costati, negli ultimi tre mesi, oltre due milioni di euro. Più di sei milioni in un anno. Chiuderli, consentirebbe di risparmiare il doppio della cifra ottenuta dal taglio dei vitalizi. Ma all’Arena del fraternissimo amico Giletti, questo è meglio non raccontarlo.

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