Foto LaPresse/Claudio Furlan

Il Cav. un po' leghista e un un po' Ppe

Redazione

Stringe la mano a Salvini, ma accarezza pure l’Udc. La strategia del tutti dentro

Incontra Matteo Salvini, e allora adatta per la sua Forza Italia un programma che prevede la doppia moneta (euro/lira). Poi però incontra anche Lorenzo Cesa, il capo dell’Udc, e allora lascia intuire tutta la distanza che lo separa dal sovranismo e da tutta la congerie dei riti da birreria che, tra felpe e ruspe, dominano invece la retorica e la fantasia del segretario della Lega. E insomma, se uno non lo conoscesse, potrebbe pensare che Silvio Berlusconi vive alla giornata, e interpreta la sua pazzotica politica delle alleanze come se fosse sospinto da improvvisi ondeggiamenti della volontà: una carezza agli imitatori italiani di Marine Le Pen e un buffetto ai post democristiani, una trovata euroscettica e una stretta di mano ai colleghi del Ppe, una pacca sulle spalle del prolifico e urticante Renato Brunetta e una visita orgogliosa al suo amico Antonio Tajani, il presidente del Parlamento europeo. Ma in realtà c’è del metodo, come sempre, anche se non sembra. C’è dell’ordine, nel disordine. E infatti Berlusconi, sfogliando e commissionando sondaggi, sicuro com’è di riuscire a trarre il massimo vantaggio dalla logica proporzionalista che sembra essersi impadronita degli schemi della politica italiana, tenta di costruire un’alleanza elettorale la più ampia e larga possibile, una cosa che – lo raccontano i suoi collaboratori – “deve andare dal nero al rosso”, dalla Lega ai socialisti, passando per tutte le sfumature di liberali e post democristiani che esistono nella tavolozza della politica italiana. Nessuno escluso, tutti invitati e ben accetti. Il test di questa santa alleanza sono le elezioni amministrative di questa primavera. Un test dal quale, secondo lo staff del Cavaliere, dovrebbe venir fuori un risultato interessante: non è il Pd, bensì il centrodestra il vero avversario del Movimento cinque stelle, ovvero la forza politica che può battere Grillo e andare al governo. Chissà. Per riuscirci bisogna fare la coalizione, o il listone.

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