L'ex deputato del M5s, Massimo Artini (foto LaPresse)

Artini ci spiega perché la democrazia diretta del M5s è una truffa

David Allegranti

L'ex deputato grillino: "Genova? Nemmeno l'odiato centrodestra aveva mai fatto una cosa del genere. È una storia più squallida della cacciata di Fini"

Roma. “Il caso Genova? Nemmeno Forza Italia aveva mai fatto una cosa del genere! Quanto a squallore, è superiore al ‘che fai, mi cacci?’ di Fini”. Massimo Artini, ex deputato del M5s, è stato appena nominato portavoce di Alternativa Libera, gruppo parlamentare che da domenica scorsa è anche una costituente. L’obiettivo è “riunire sotto un’unica bandiera coloro che hanno creduto nel Movimento 5 Stelle e che hanno assistito al tradimento di tutti gli ideali che hanno portato alla sua nascita”. Artini è molto severo sulla decisione di Beppe Grillo di annullare le “comunarie” di Genova, togliendo il simbolo alla candidata che aveva vinto la sfida interna al M5s. “Fidatevi di me”, ha detto l’ex comico”. “Ma non puoi avere come cardine la democrazia diretta – dice Artini – se poi arriva uno che si sveglia la mattina e dice che ti devi fidare di lui e che il risultato è sbagliato. Noi di Alternativa Libera abbiamo votato tutto online, in maniera condivisa, dalle regole alle linee programmatiche, senza capetti. Sì, siamo pochi, ma le cose vanno strutturate fin dall’inizio. Altrimenti, che cos’è la democrazia? Se ognuno dice la sua e poi decide solo uno, non è democrazia. Mi ricorda ‘Lui è tornato’ (libro e film che raccontano un universo alternativo in cui Hitler non è morto ma è rimasto ibernato per 70 anni, ndr). A un certo punto Hitler spiega il concetto di democrazia: è il popolo che mi dà il potere e io faccio quel che mi pare”.

 

Artini pensa che Alternativa Libera debba fare alleanze, coinvolgere quante più liste civiche e associazioni possibile. “Da sola AL non va da nessuna parte. Dobbiamo essere un insieme di persone, ma senza personalismi. Prendo il mio caso: non è detto che io debba essere confermato in Parlamento, anzi: lavoro perché chi se lo merita si metta in gioco e consegua un risultato, perché è giusto che chi è più bravo vada avanti. Anche da noi ci sono state votazioni totalmente inaspettate, ma le abbiamo rispettate”. La vicenda di Genova, per Artini, è molto grave. “Nel M5s la gente sta ingoiando tante cose, in particolare i parlamentari, che o vogliono mantenere la seggiola o non ne possono più e aspettano solo che finisca l’anno di parlamento che resta. La situazione in Parlamento è imbarazzante; i deputati e senatori del M5s hanno bisogno di farsi riconfermare, altrimenti tornano nella vita a fare niente”.

 

 

Per Artini è significativo che Beppe Grillo riesca a far passare qualsiasi decisione senza che nessuno protesti. “In un sondaggio per la trasmissione ‘Matrix’ di qualche giorno fa c’era un dato indicativo: solo il 7 per cento del 29 per cento del M5s di oggi ha votato Grillo nel 2013. Il rimanente 93 per cento è costituito da un nuovo elettorato che non ha alcuna idea di cosa sia la partecipazione, è un elettorato bue. Se dice una cosa Grillo, va bene. Io penso invece che il M5s dovrebbe mettere in pratica le parole che usa, a partire dall’onestà”. Ma a Grillo e Casaleggio junionr non interessano né la coerenza né i voti per governare davvero, “a loro bastano quelle 500 mila persone che fanno 40 clic a testa e producono 20 milioni di clic: servono alla Casaleggio per avere una buona statistica sulle loro azioni mediatiche”. Insomma, la democrazia diretta è una truffa? “Quella del M5s, sì, è una truffa. Noi invece abbiamo fatto qualcosa di chiaro e trasparente, che non ha dato problemi, e a costi irrisori. E mentre Rousseau, la piattaforma del M5s, è di proprietà di Casaleggio, la nostra, Sinapsi, è del gruppo di associazioni di cui fa parte anche Alternativa Libera. Io quindi non ho il potere fare quello che voglio”. Grillo, invece, sì.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.