Alessandro Di Battista ospite di Piazzapulita (foto profilo Twitter della trasmissione)

Se il talk-show è ormai soltanto show. Ecco perché Luca non applaude più

David Allegranti

Il ragazzo, 24 anni, studente di Giurisprudenza alla Sapienza, militante del Pd, racconta tre anni fra il pubblico (pagato) di “Piazzapulita”

Roma. Avete presente nei talk-show quella pioggia di applausi che parte quando c’è qualcuno che azzecca una battuta o il bercio giusto? Ecco, c’è del metodo nel battere le mani a tempo ed è pure pagato. Lo spiega Luca Soldini – studente universitario di Giurisprudenza alla Sapienza, 24 anni – in una lettera inviata al sito dell’Espresso. “Mi chiamo Luca e non applaudo più”. Premessa: Luca è un militante del Pd, iscritto al circolo di Ponte Milvio di Roma; nel 2016 salì sul palco della Leopolda per spiegare perché votare Sì alla riforma costituzionale. Per tre anni è stato fra il pubblico di “Piazzapulita”, la trasmissione di La7 condotta da Corrado Formigli, a battere le mani. Poi, la settimana scorsa, s’è rotto le scatole e l’ha scritto su Facebook: “La puntata di stasera è abbastanza emblematica: stendi un tappeto rosso a Dibba, lascialo parlare – praticamente in maniera ininterrotta – per quasi un’ora di qualunque cosa, metti un Cuperlo che chiede le dimissioni di Lotti, e hai fatto uno straordinario 6 per cento di share”.

 

Spiega il giovane studente al Foglio:  “Una mia amica, studentessa come me, sapeva che cercavo un lavoretto non troppo impegnativo per mettere da parte qualche soldo, perché dedico il mio tempo soprattutto allo studio. Mi ha consigliato questa cosa e ho detto: ‘Perché no?’”. Luca era pagato 15 euro a puntata, negli ultimi anni è andato quasi sempre, ha saltato solo le puntate che cadevano sotto le sessioni d’esame. “Ci convocavano un po’ prima della puntata, perché così al momento della diretta avrebbero avuto tutto il pubblico in sala. Durante la puntata, poi, quando il regista lo riteneva opportuno, facevano partire un applauso. Ora, io sono un grande appassionato di politica, come tanti ragazzi della mia età. Leggo i giornali, uso internet e guardo la tv, quindi l’idea di partecipare in prima persona mi stuzzicava, per capire la realtà delle cose”. E la realtà, scrive nella sua lettera, è un po’ avvilente: “Niente confronto, monologhi lunghi quasi un’ora senza il benché minimo contraddittorio, applausi scroscianti chiamati per sottolineare passaggi – apparentemente – significativi”. Ma l’aspetto più avvilente, scrive Luca, “è che al pubblico viene intimato di applaudire in momenti specifici, come se il circo mediatico si fosse impossessato anche della nostra capacità di apprezzare o disdegnare frasi o discorsi”.

 

Insomma, dice Luca al Foglio, “a me pareva che alcuni applausi fossero inutili, come se la politica fosse intrattenimento. Io ‘Piazzapulita’ la seguivo da spettatore e ho sempre apprezzato Formigli come professionista. Mi sono piaciute molto le puntate con le inchieste sull’Isis e sul terrorismo, però sulla politica ho riscontrato una tendenza che c’è anche da altre parti, una spettacolarizzazione della politica, che invece avrebbe bisogno di calma e riflessività”. Quegli applausi, invece, erano “come quando si guarda un film e c’è la musica di sottofondo che va a riempire una scena vuota, laddove invece ci sarebbe stato meglio il silenzio. A me dispiace che la politica venga trattata come intrattenimento. E’ anche vero però che a volte è la politica che si spettacolarizza da sola”. Ma della scissione Luca che ne pensa? “Sono molto dispiaciuto, perché alcuni miei amici non hanno rinnovato la tessera e quando una comunità si toglie un pezzo, si perde sempre qualcosa. Non so se fosse inevitabile, ma io, da militante, avrei preferito evitarla. Mi piace pensare a una sinistra unita, non a quella che Guzzanti prendeva in giro imitando Bertinotti, una sinistra che si scinde in tanti atomi”.

 

Corrado Formigli ha replicato questo articolo del Foglio su Facebook

 

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.