Andrea Orlando (Foto LaPresse)

Scende in campo anche Orlando. Corsa a tre per la leadership del Pd

Redazione

Il Guardasigilli annuncia la sua candidatura alla segreteria: "No alla politica della prepotenza". Il ministro dell'Agricoltura Martina scrive una lettera con "cinque sfide per Renzi e il nuovo partito"  

C'erano una volta un ex premier, un ex scissionista e un ministro della Giustizia. Che fosse per Matteo Renzi sarebbe già ex, ma che per ora resta al suo posto nella speranza che il governo Gentiloni riesca a superare indenne la prova del congresso del Pd. Anche per questo, forse, Andrea Orlando ha deciso di candidarsi. E di sfidare il segretario uscente e Michele Emiliano per la leadership del partito.

 

La sua candidatura, in realtà, era attesa da qualche giorno. Già domenica, in occasione dell'Assemblea del Pd, in molti erano pronti a giurare in una sua discesa in campo. Invece Orlando ha sciolto la riserva questa mattina, a margine di un'iniziativa ad Ostia. "Ho deciso di candidarmi per responsabilità - ha spiegato -, ho deciso di candidarmi perché il Pd è utile all'Italia e agli italiani che questo momento stanno vivendo momenti molto difficili. Credo e non mi rassegno al fatto che la politica debba diventare soltanto prepotenza". 

 

"Dobbiamo avere cinquanta sfumature di Pd, non di rosso - ha aggiunto -. Dentro il Pd ci deve essere anche il rosso, ma noi dobbiamo rifare il Pd che abbiamo sognato dieci anni fa e dobbiamo lavorare per evitare che la politica diventi soltanto risse, conflitti e scontri tra personalità. Ma torni a essere grande e bella occasione di vivere insieme e lavorare per la trasformazione dell'Italia. Ci saranno tanti con me e vedremo come organizzarci. Sono deciso a vincere. Mi candido per vincere".

 

La lettera. E per un ministro che si candida a sfidare Matteo Renzi, un altro ha scritto una lettera all'ex premier con "cinque temi essenziali" per "il nuovo Pd". "Temi che - spiega il titolare dell'Agricoltura, Maurizio Martina - devono trovare risposta nel congresso se vogliamo sia utile e vero".

I temi indicati da Martina sono: "una svolta radicale nelle forme e nella sostanza" del partito che deve diventare "un luogo stabile di elaborazione e confronto, di selezione delle classi dirigenti per merito e non per fedeltà, di partecipazione costante"; un ripensamento delle "forme di rappresentanza sociale" che "per come le abbiamo intese, non funzionano più perché ognuno è contemporaneamente portatore di bisogni spesso contrapposti a seconda della situazione, del ruolo e del momento"; la necessità di ripartire dal principio che "la sinistra nasce per creare uguaglianza"; la capacità di riconquistare le nuove generazioni senza le quali "nessun programma di cambiamento può realmente entrare nel sangue del Paese"; "togliere l'Europa dalla soffitta in cui è stata chiusa dagli egoismi nazionali"

Anche Martina, come Orlando, proviene dalla storia dei Ds. Il primo è nato nel 1978, il secondo nel 1969. Quasi 10 anni di differenza che, evidentemente, spiegano la loro visione piuttosto diversa della sinistra del futuro. Non a caso Martina sosterrà Renzi, Orlando lo sfiderà.