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Cinque risposte sulla Raggi che non si possono più sentire

Daniele Raineri

Il repertorio fisso di trucchi usato dai difensori del sindaco grillino per giustificare le mancanze della giunta romana

C’è un repertorio fisso usato per difendere il sindaco di Roma Virginia Raggi, e ormai abbiamo imparato a conoscerlo. Si tratta perlopiù di trucchi semplici da smontare, ed eccoli qui.

 

Numero uno: “E allora gli altri?”. Ancora diffuso, a dispetto del fatto che più che una difesa suona come un’ammissione di colpa. Il sindaco è indagato. Sì, però anche altri sindaci, altre persone in tutta Italia. Partiti dal piedistallo alto della trasparenza e dall’onestà, si è già caduti a: “I nostri non sono peggiori dei vostri”. Ai tempi di Tangentopoli questo gioco proseguì al ribasso fino a diventare una categoria giuridica: le famose dazioni ambientali.

 

Numero due, variante romana: “Una volta qui era tutto Mafia Capitale”. Se ne è già occupato Massimo Bordin su queste colonne, basterà dire che l’idea che il Comune di Roma fosse infestato da un’organizzazione a delinquere prima di Raggi è stata archiviata dalla stessa procura.

 

Numero tre: “Vogliono colpire X perché voleva fare Y”. Vogliono colpire la Raggi perché blocca le Olimpiadi. Vogliono colpire Berdini perché blocca lo stadio della Roma. Capito? Non contano i fatti contestati nelle indagini, conta di più che il soggetto si opponesse a qualcosa, eroicamente, e un complotto l’ha messo nei guai. L’artificio ci chiede di credere che se l’assessore Berdini va in giro a parlare malissimo del suo sindaco non è perché è poco accorto, bensì perché qualcuno lo vorrebbe eliminare dalla scena e lo avrebbe costretto a parlare con un giornalista della Stampa (come? Ad armi puntate?). Idem per Raggi. Dovremmo credere che le indagini sono partite perché un misterioso burattinaio vuole le Olimpiadi e lei le ostacola. Questo burattinaio l’avrebbe costretta a triplicare lo stipendio a Salvatore Romeo e a promuovere il fratello di Marra – che sono i casi per cui si parla di lei sui giornali? E controlla anche i giudici? (La risposta è no). Schierarsi con forza contro qualcosa non garantisce l’immunità.

 

Numero quattro: “C’è attenzione ossessiva verso la Raggi”, che è una variazione di “E allora gli altri?”, ma rivolta ai media. In effetti dopo che si sono presentati come il vento del cambiamento, l’unica speranza per l’Italia altrimenti la gente in rivolta scenderà nelle strade, la rottura con il passato corrotto, la rivoluzione politica che spazzerà via il vecchiume, i marciatori del Vaffanculo Day, “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” e “Puntiamo a governare” – ora che per i Cinque stelle è arrivato davvero il momento di governare la capitale e quindi di intraprendere un esperimento cruciale per il paese, tutti dovrebbero limitarsi a camminare in punta di piedi e a fare osservazioni sottovoce, per non disturbare il conducente. Occupatevi d’altro, è la richiesta irricevibile. Detto altrimenti: “Giornalisti siete morti, falliti e non vi legge nessuno, però basta per favore fatevi i fatti vostri”.

 

Numero cinque: “Peccati di ingenuità, che rima con onestà”. Ovvero far passare questi mesi sofferti come il frutto dell’inesperienza, più dabbenaggine che malizia. Come il numero uno (“Anche gli altri”) si logora con rapidità.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)