Virginia Raggi (Foto LaPresse)

Il bivio giudiziario che segna la fine politica di Virginia Raggi

Redazione

ll sindaco, indagato per la nomina di Renato Marra, ha due sole possibilità: patteggiare e ammettere di aver mentito, o accettare il processo, l'eventuale condanna per abuso d'ufficio e la sospensione per effetto della legge Severino 

Si mette male per Virginia Raggi. Dopo essere stata "invitata" a comparire in Procura, il sindaco di Roma si trova ora davanti ad un bivio. E la sua avventura politica potrebbe essere già arrivata alla conclusione. Lo spiegano in maniera dettagliata due articoli del Corriere della Sera e di Repubblica. I magistrati di Roma hanno infatti indagato Raggi per abuso d'ufficio e falso ideologico. L'inchiesta è quella che riguarda la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, come direttore del dipartimento per il Turismo del Campidoglio.

 

Il sindaco ha sempre detto, fino ad oggi, che il ruolo del suo ex braccio destro nella promozione "è stato di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali, peraltro affidate in via esclusiva dalla normativa vigente". Insomma Raffaele Marra "si è limitato a compiti di mero carattere compilativo" e ha quindi eseguito le indicazioni ricevute da Raggi. 

 

In realtà, come ampiamente ricostruito dalla procura, Marra è stato molto più di un mero esecutore. E Virginia lo sapeva. È a questo punto che si apre il bivio. Lunedì 30 gennaio Raggi verrà ascoltata dai pm. La sua prima possibilità è ammettere di aver mentito e scaricare tutta la responsabilità su Marra. In questo caso il sindaco potrebbe chiedere alla procura di patteggiare per il solo reato di falso, rischiano una pena massima di 14 mesi. In alternativa potrebbe accettare di sottoporsi al giudizio, che potrebbe essere immediato, e rischiare una condanna per entrambi i reati con una pena che potrebbe superare i tre anni.

 

Sia nell'uno che nell'altro caso le conseguenze politiche appaiono piuttosto evidenti. Con una condanna per abuso d'ufficio il sindaco verrebbe sospesa per effetto della legge Severino. Nel caso opposto ammetterebbe di aver mentito con tutto ciò che ne consegue. In ogni caso il "caso Roma" diventerebbe un peso in vista di una possibile campagna elettorale che il MoVimento 5 Stelle si troverebbe ad affrontare in caso di elezioni anticipate a giugno.

 

Per ora, comunque, Beppe Grillo si schiera con Raggi. "Ha adempiuto ai doveri indicati dal nostro codice etico, da poco elogiato pubblicamente da Nino Di Matteo, informando tempestivamente il movimento e i cittadini dell'invito a comparire che ha ricevuto l'altro giorno - scrive sul proprio blog - È serena e io non posso che esserle vicino in un momento che umanamente capisco essere molto difficile".