L'aula della Camera (Foto LaPresse)

Al voto, al voto. Così i partiti "festeggiano" la sentenza della Consulta

David Allegranti

Dal Pd al M5s è un coro unanime per chiedere il ritorno alle urne. Solo Forza Italia frena e chiede "l'armonizzazione" dei due sistemi di Camera e Senato

Roma. Al voto, al voto. Dopo i giudici, la parola torna ai partiti e al Parlamento. Lo dice il Pd – dai renziani ad AreaDem –, lo dice il M5s. Non lo dice Forza Italia, che anzi chiede l’armonizzazione fra i due sistemi elettorali di Camera e Senato. La Consulta ha riscritto l’Italicum, trasformandolo di fatto in un proporzionale, ritenendo costituzionalmente illegittimo il ballottaggio – il cuore del sistema voluto dal governo Renzi, che però era diventato inservibile dopo il risultato del 4 dicembre – ma mantenendo il premio di maggioranza alla lista che riuscirà a superare il 40 per cento, con soglia di sbarramento al 3 per cento su base nazionale, senza obbligo di coalizione.

 

Si tratta di una sentenza “suscettibile di immediata applicazione”, scrive in una nota con una solennità politicamente rilevante la Consulta, che ha accolto anche la questione relativa alla disposizione che consentiva al “capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d’elezione”. La discrezionalità è stata bocciata e chi è stato eletto in più collegi non potrà decidere a suo piacimento dove essere eletto. “Sopravvive comunque, allo stato, il criterio residuale del sorteggio”. In caso dunque di candidato plurieletto, avverrà il sorteggio del collegio di destinazione. Adesso dunque siamo in questa situazione: c’è la legge appena riscritta e c’è il vecchio Consultellum al Senato, che però non ha il premio e prevede le coalizioni (lo sbarramento è all’8 per cento per la lista, al 3 per cento se la lista è in una coalizione; è al 20 per cento invece per le coalizioni).


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“Se tu prendi il 40 per cento alla Camera  e il 40 per cento al Senato – dice al Foglio il costituzionalista Stefano Ceccanti – con il 40 per cento dei voti al Senato a causa degli sbarramenti che fanno disperdere dei voti, puoi arrivare intorno al 48 per cento dei seggi. Insomma, con pochi voti in più puoi governare. Dunque, i sistemi sono più simili fra di loro di quanto non appaia a prima vista”. A questo punto, quindi, che fare? Per qualcuno, intanto, è l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

 

“Ho avuto conferma di aver fatto bene, contro il mio partito, a votare contro l’Italicum”, dice l’ex premier Enrico Letta. Per gli altri invece, quelli che sono ancora in Parlamento, si riapre la partita delle eventuali urne anticipate. “Si sono create le condizioni per andare a votare subito”, dice il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato, franceschiniano. “Noi rilanciamo con forza la possibilità di convergere sul Mattarellum. Non è una questione di tempo, serve una disponibilità politica vera. Noi restiamo sul Mattarellum, altrimenti c’è il Consultellum”. La legge che esce dalla Consulta, dice il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini,  è “tendenzialmente omogenea e immediatamente applicabile. Il Pd non ha paura delle elezioni, siamo per il Mattarellum e siamo disponibili ad un confronto ma senza perdere tempo”. La linea, d’altronde, arriva direttamente da Matteo Renzi: “Basta melina, il Pd è per il Mattarellum, i partiti dicano subito se vogliono il confronto. Altrimenti la strada è il voto”, ha spiegato il leader del Pd ai suoi parlamentari.

 

Anche Beppe Grillo dice sì al voto immediato: “Ora c’è una legge elettorale costituzionale e pronta all’uso per il voto subito. Non ci sono più scuse, la Corte Costituzionale ha tolto il ballottaggio, ma ha lasciato il premio di maggioranza alla lista al 40 per cento. Questo è il nostro obiettivo per poter governare. Ci presenteremo agli elettori come sempre senza fare alleanze con nessuno”.

 

Forza Italia invece pare frenare gli ardori elettorali dei Democratici e di Beppe Grillo. “Abbiamo ad oggi due sistemi elettorali divergenti quindi serve un passaggio parlamentare molto impegnativo per ottemperare al monito di Mattarella in modo da poter andare alle elezioni con sistemi coerenti come appunto chiede il Presidente della Repubblica. Dopo le motivazioni il Parlamento si metterà al lavoro per omogeneizzare i due sistemi che pur essendo singolarmente applicabili non lo sono insieme”, dice il capogruppo dei berlusconiani alla Camera Renato Brunetta. La parola “armonizzazione” la ripete tutto il centrodestra, tranne la Lega, che s’iscrive al partito del voto immediato insieme a grillini e Dem. “Legge elettorale subito applicabile, dice la Consulta. Non ci sono più scuse: parola agli italiani!”, twitta Salvini. “A favore del voto subito c’è la maggioranza assoluta degli italiani e, a parole, molti partiti. Contrari al voto e favorevoli a tirare a campare, secondo me, il 90 per cento dei parlamentari che hanno paura di tornare a lavorare”. La palla insomma adesso ce l’hanno i partiti. Non è più una questione giuridica, ma una volontà politica.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.