Beppe Grillo al convegno M5S "Lavoro 2025" (foto LaPresse)

Solo una parola può spiegare il programma di Grillo: Dada. Cioè, il nulla

Luciano Capone

Abolizione della logica: nel M5s c’è più Tzara che Rousseau

Roma. L’anno nuovo è appena iniziato e sono già partite tante rievocazioni, più o meno nostalgiche, dei 100 anni dallo scoppio della Rivoluzione comunista. Ma il riferimento teorico di quest’epoca di anti-politica – più che un’avanguardia rivoluzionaria, violenta e fortemente ideologizzata come quella bolscevica – è un’avanguardia artistica dell’anno successivo, il 1918, 100 anni prima della fine di questa legislatura, che si basava sull’irrazionalità e la distruzione del panorama artistico esistente attraverso un’anti-arte. Insomma, per capirci qualcosa di questi tempi e dei codici comunicativi dell’anti-politica, più che il “Che fare?” di Lenin è utile leggere il Manifesto Dada di Tristan Tzara: “Scrivo un manifesto e non voglio niente, eppure certe cose le dico, e sono per principio contro i manifesti, come del resto sono contro i princìpi”. E poi ancora: “Così nacque DADA, da un bisogno d’indipendenza. Quelli che dipendono da noi restano liberi. Noi non ci basiamo su nessuna teoria”.

E cosa c’è di più dadaista della recente intervista di Beppe Grillo al settimanale francese Journal du Dimanche? Tutti i giornali si sono soffermati sulle dichiarazioni del capo politico del Movimento 5 Stelle a favore di Trump e Putin, ma hanno completamente trascurato il resto dell’intervista in cui Grillo espone il programma economico del suo movimento che più che irreale è proprio surreale: “La nostra prima misura sarà l’istituzione di un reddito universale incondizionato da 800 euro al mese. Ma potrebbe essere un po’ più alto”. E poi: “Su Schengen, con il terrorismo e la psicosi che ha creato comprendo che si chiudano le frontiere. Ma io sono per la libera circolazione dei beni e delle persone”. E infine: “La moneta dovrebbe essere comune e non unica. Sono per un’Europa in cui ogni Stato possa adottare il proprio sistema fiscale e monetario. Auspico l’emissione degli eurobond, un euro svalutato del 20 per cento per i paesi del sud dell’Europa, la protezione dei nostri prodotti rispetto a quelli che provengono dall’estero, una revisione della regola del 3 per cento di deficit budgetario”.

Sembra proprio di risentire il Manifesto dadaista: “La logica è una complicazione. La logica è sempre falsa”, con l’elenco di ciò che è dada: “Protesta a suon di pugni di tutto il proprio essere teso nell’azione distruttiva: DADA. Abolizione di ogni gerarchia ed equazione sociale di valori stabiliti dai servi che bazzicano tra noi: DADA; ogni oggetto, tutti gli oggetti, i sentimenti e il buio, le apparizioni e lo scontro inequivocabile delle linee parallele sono armi per la lotta: DADA; abolizione della memoria: DADA; abolizione dell’archeologia: DADA”.  Ecco Grillo dice proprio questo. Libera circolazione di beni e persone, ma protezionismo e chiusura dei confini: DADA. Moneta comune ma non unica: DADA.  Sovranità monetaria per ognuno ma Eurobond in comune tra tutti: DADA. Autonomia monetaria per ogni stato ma con l’Euro, però svalutato, ma solo per i paesi del Sud: DADA. Vogliamo esportare mettendo dazi agli altri: DADA. Debito comune, ma ognuno faccia il deficit che gli pare da pagare con la moneta che vuole: DADA.

E nell’avanguardia grillina c’è posto anche per altri artisti, come il prof. Domenico De Masi, a cui il M5s ha commissionato la ricerca “Lavoro 2025” per immaginare come sarà il lavoro del futuro. Il sociologo avanza un’idea fantastica per sconfiggere la disoccupazione, sintetizzabile da uno slogan che è tutto un programma: “Lavorare gratis, lavorare tutti”. Funziona così: “Serve una piattaforma online alla quale i disoccupati possono iscriversi per mettere a disposizione le proprie competenze gratuitamente – ha spiegato De Masi alla Stampa – Se su 3 milioni di disoccupati 1 milione lavorasse gratis, si spaccherebbe il mercato, costringendo chi lavora di più a lavorare di meno”. E perché un lavoratore dovrebbe lavorare gratis?, è la domanda: “Per fare la rivoluzione”. Lavorare gratis e volontariamente per abbattere il costo del lavoro e gli stipendi degli altri, mentre nel frattempo si può ricevere il reddito di cittadinanza se si è disoccupati e si sta a casa senza fare nulla: DADA. 

In tanti si interrogano sulle radici culturali del Movimento cinque stelle e si chiedono ancora se sia di destra o di sinistra, quando è semplicemente dada. E cosa vuol dire? La spiegazione più efficace è nel Manifesto dadaista di Tzara: “DADA non significa nulla”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali