Paolo Gentiloni e Matteo Renzi (foto LaPresse)

I renziani “sodi”

David Allegranti

Ricognizione tra i fedelissimi del segretario. La linea “voto subito” e i consigli per far durare il governo

Roma. Fermarsi, raccogliere le idee, respirare. Non farsi cogliere dalla tentazione della vendetta dopo la cenciata del 4 dicembre. Riorganizzare il partito sul mitologico territorio. Negli ultimi giorni, alcuni renziani hanno provato a dare qualche consiglio a Matteo Renzi, che invece pare essere in cerca di “rivalsa”. Così lo descrive chi ha sentito il segretario del Pd negli ultimi giorni. La linea di Renzi – che ieri è tornato a Roma – resta per ora quella del voto anticipato, seppure non immediato. Sembra essere l’idea prevalente anche tra i renziani, che vorrebbero andare al voto subito, come conferma anche il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini in un’intervista a QN: “Il nostro sostegno al governo Gentiloni è pieno e leale. Detto questo, la valutazione sull’esigenza di andare in tempi rapidi alle urne è presente nel dibattito politico, è sentita da cittadini e elettori del Pd. Esauriti alcuni passaggi importanti, come la scrittura di una legge elettorale, e nel pieno rispetto delle prerogative del capo dello Stato, da qui al voto non credo che mancherà troppo tempo”. Non un tentennamento da renziani come David Ermini, responsabile Giustizia del Pd, Andrea Romano, condirettore dell’Unità, o Ernesto Carbone.

Tutti compatti sulla linea del voto entro giugno. I renziani sanno che al momento non c’è un’alternativa valida all’attuale capo del Pd. Nonostante la bruciante sconfitta al referendum costituzionale, il segretario resta l’unico leader spendibile e con un progetto per vincere le elezioni politiche. Per ora, quantomeno. E qui sta il problema, per i sospettosi renziani: da qui a dieci mesi o un anno le cose potrebbero anche essere cambiate e un’alternativa a Renzi potrebbe pure saltare fuori. Il timore del logoramento è da sempre una delle ossessioni dei renziani.

“Per fare le riforme serve un mandato popolare nuovo”, dice al Foglio Dario Parrini, deputato e segretario regionale del Pd toscano. “La riforma costituzionale approvata dal 60 per cento del Parlamento è stata bocciata dal 60 per cento degli italiani. Questo Parlamento non ha la legittimità per fare le riforme, che sono l’unica cosa da fare”, aggiunge Parrini. In mezzo a questo blocco renziano compatto, però, si aggiunge qualche voce dissonante. Matteo Richetti, deputato del Pd che ultimamente si è riavvicinato a Renzi dopo diversi mesi di isolamento, pensa che la strada giusta sia il voto nel 2018. Secondo l’ex presidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Renzi potrebbe essere tentato da un desiderio di vendetta, rischiando però così l’inciampo. I due negli ultimi quindici giorni si sono sentiti spesso, Renzi lo consulta molto, anche se le risposte che Richetti fornisce lo lasciano spesso perplesso. D’altronde è una vecchia storia: l’autonomia politica del deputato di Modena è stata motivo di pesanti divergenze politiche negli ultimi anni.

Sulla riorganizzazione del partito, intanto, Renzi ha iniziato a mettere mano. La nuova segreteria non è ancora definita, ma il capo del Pd potrebbe annunciare già la prossima settimana la nuova squadra. Dal Nazareno spiegano che Renzi vorrebbe aprire “ai territori”, dando spazio ad alcuni sindaci ma anche a esponenti della società civile (alcuni di questi già prestati alla politica, come Gianrico Carofiglio). Guerini sarà confermato vicesegretario, mentre il ministro Maurizio Martina dovrebbe entrare in segreteria. La prossima settimana l’ex sindaco di Firenze dovrebbe riunire i segretari regionali per lanciare una campagna di ascolto a fine mese. Due gli appuntamenti in programma: il 21 gennaio la manifestazione dei circoli e il 27-28 l’assemblea degli  amministratori locali a Rimini.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.