Valeria Fedeli (foto LaPresse)

La Fedeli approfitti delle accuse sulla laurea che non ha per dimostrare che non serve a niente

Antonio Gurrado

Le carte che comprovano capacità sono nient'altro che fuffa

 

Ma questa laurea servirà poi a qualcosa? Le proteste sul curriculum di Valeria Fedeli sono state di tre specie. Tipo A: la nuova ministra non è laureata pertanto è indegna di entrare nel governo. Questa critica lascia il tempo che trova poiché, lo sappiamo tutti, la laurea non garantisce abilità nel governare (a titolo di esempio, Virginia Raggi è laureatissima). Tipo B: la nuova ministra non è laureata pertanto non le spetta il ruolo di vertice dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Questa critica si basa sul paralogismo che all'Istruzione debba andare una persona sommamente istruita, e quindi alla Salute una estremamente sana, all'Economia una estremamente ricca, allo Sport un fustacchione e così via. Tipo C: la nuova ministra non è laureata ma ha sostenuto di esserlo, pertanto ha mentito e va decapitata.

 

Questa critica ignora la confusione ingenerata dal fatto che il diploma rilasciato dall'Unsas si chiamasse laurea senza essere una laurea, e che sia equiparabile all'attuale laurea triennale in Scienze sociali senza essere equiparato, e che per conseguire identiche competenze nel 1971 non ci fosse bisogno del titolo diventato necessario dal 1999. Se Valeria Fedeli approfitterà del disguido per dichiarare che spesso le carte che comprovano capacità sono nient'altro che fuffa, e che quindi agli insegnanti non serviranno più pergamene e certificati e abilitazioni e formazioni e aggiornamenti e patentini per dimostrare di essere bravi insegnanti, tutto le sarà perdonato. Altrimenti non credo che la sorprenderanno nuove proteste, di tutti i tipi.

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