Quel genio di Signorini e la foto di Renzi che fa la spesa su Chi

Manuel Peruzzo

Dopo la sconfitta al referendum, le dimissioni e le polemiche sul maglione di Agnese l'ex premier prova a rifarsi un'immagine pop con gli scatti "rubati" alla Coop, tra buste vecchie, buoni pasto e un piumino imbarazzante. Funzionerà?

La caduta del governo Renzi verrà ricordata anche per la polemica stucchevole sul maglione indossato da Agnese Renzi. Mentre la giornalista di moda Vanessa Freedman sul Times si prodigava in letture simboliche analizzando gli abiti di Michelle Obama come endorsement al governo Renzi, qui si googlava il guardaroba di Agnese, colpevole di non indossare un bel paio di calze spaiate Decathlon pescate in un cestino delle offerte. In tempi di neogiacobinismo, che sia un aereo di stato, un maglione di Ermanno Scervino o un pandorino di marca fa lo stesso, il commentatore che piange miseria scriverà «beato te che te lo puoi permettere». 
   
Dev’essere nata così la foto di contrappasso, quella per riconquistare il popolo. Quella foto in cui Matteo Renzi è posteggiato tra detersivi sottomarca alla Coop, con i bustoni riciclabili, col suo piumino dimesso, lo sguardo tipico di quello a cui hanno detto di sforzarsi d'essere naturale, pubblicata su Chi. Siamo tutti abbastanza sgamati da sapere che certe pose in alta definizione sono l’esito di un servizio concordato con quel genio di Alfonso Signorini. Il quale voleva suggerirci che Matteo è uno di noi che si dimentica la tessera sconti, che entra intenzionato a prendere solo due cose ed esce con due carrelli che spinge con gli addominali obliqui, che mentre sta facendo la fila si ricorda del latte, e perde il posto. E che quando torna a casa trova chi recensisce impietoso il contenuto delle buste: non basta deludere i tuoi elettori, pure i tuoi figli.
  


 

Se Hillary è finita a vagare nei boschi, Renzi va per supermercati. Purtroppo il resto del servizio non è ancora visibile. Immaginiamo con qualche brivido ci sia il momento in cui paga con i buoni pasto o in cui ritira in tabaccheria i voucher, frugando tra le tasche la moneta per un gratta e vinci. (Lo sappiamo tutti che è una guerra persa in partenza cercar di rivaleggiare con Alessandro Di Battista, il quale nel tour in motocicletta per il no al referendum si faceva fotografare in ostello coi letti a castello a Ansedonia). Ma questa foto si posiziona nel rilancio di Renzi pop, quello che chiede su Facebook consigli agli elettori e si prende i vaffanculo, o è parte di quella strategia per tornare a essere simpatici, copyright Farinetti?

 

Nello scorso numero della rivista c’era uno speciale vacanze in montagna. A Cortina Geronimo La Russa, Anna Falchi, Sallusti; a St Moritz Giorgio Armani, Luigi Berlusconi e Laura Ravetto; a Courmayeur Chiara Ferragni, Daniela Santanché e Ignazio La Russa. Dopo qualche pagina c’era Renzi dalla nonna a Pontassieve per festeggiare il di lei compleanno. Quante rinunce per piacere alla gente. Ma funzionerà? I miliardari vincono in tutto il mondo, Italia compresa, e forse non sono i soldi il problema. Visti i tempi, Renzi non dovrà dire di non essere di sinistra ma di essere la non-sinistra e non-destra.  Abbiamo ascoltato troppe volte Amici di Guccini, nel cui testo l’autore si vanta d’aver amici «di casa in serie B» e che «Non cerchiamo la gloria, ma la nostra ambizione è invecchiar bene». Poi si finisce per crederci.

 

La politica è la nostra pop culture. Senza uno star system non rimane che concentrarci sulle uniche figure pop che tutti conoscono e alle cui sorti tutti siamo interessati: i politici. E la comunicazione da campagna elettorale passa anche attraverso la costruzione dell’immagine pubblica sulle riviste per signore. Nessuno fa lo snob più o meno da quando D’Alema si mise a cucinare il risotto da Vespa. Oramai esserci è più interessante che non esserci, massimo grado di distinzione per fare i fighetti e raccontarsi agli elettori. E se il popolo chiede rappresentanti più vicini a se stessi: occorre travestirsi da popolo. 

 

In seguito alla vittoria di Trump i giornali di gossip americani hanno vissuto una breve crisi morale. People Magazine ha messo in copertina il neopresidente, e ha iniziato la campagna editoriale per farlo sembrare simpatico. La gallery sull’eleganza di Melania, i figli di Ivanka, i quadretti famigliari. In molti hanno criticato il modo in cui lo stesso giornale che in campagna elettorale aveva usato toni duri con Trump, raccontando la molestia subita da una ex giornalista di People, ora si dimostrava così morbido nei confronti del potere. Il direttore ha dovuto scusarsi e non siamo sicuri sia riuscito nell'intento di migliorare la popolarità di Trump. Nessuno lì ha ancora pensato di fargli fare un giro al supermercato. Diamogli tempo.