La rivincita Lombardi, regina dei “ve l'avevo detto” e regista del No a Raggi

Marianna Rizzini

Chi è la deputata e plenipotenziaria (ufficiosa) romana che aveva definito pubblicamente Marra “il virus che infetta il Movimento”

Roma. C’è il piano in chiaro della crisi-Raggi, con la sindaca mezza-commissariata della Capitale che nomina (ieri) il neo assessore all’Ambiente (Pinuccia Montanari) e il nuovo vicesindaco (Luca Bergamo, già assessore alla Cultura con passato rutelliano e grande seguito negli ambienti “off” per essere stato, a fine millennio, deus ex machina del festival Enzimi). Ma c’è anche un piano sommerso, con la sua sovrana: Roberta Lombardi, deputata di M5s e pilastro del No a Raggi nel Movimento medesimo, anche nota per essere stata la prima tra i portavoce parlamentari da “uno vale uno” (quando all’“uno vale uno” facevano finta di credere tutti i Cinque stelle).

L’avevano chiamata “maestrina”, Roberta Lombardi, e “signora con il filo di perle del Movimento” e “capoclasse” e persino “kapò”, l’appellativo che un Silvio Berlusconi in giornata burlona aveva dato al socialdemocratico Martin Schulz, al Parlamento europeo. Ma più la chiamavano “maestrina”, Lombardi, più lei alzava il mento con aria scocciata ma non fiaccata, ché, non a caso, il suo piglio per nulla autocritico da attivista storica che la sa lunga era diventato di culto nei mesi dello sbarco parlamentare grillino, quando, con il calmo senatore Vito Crimi, Lombardi aveva partecipato al primo grande evento di surrealtà “dal basso”: lo streaming con l’allora segretario pd (in fase “scouting”) Pierluigi Bersani. E oggi che Lombardi, dopo l’arresto del braccio destro di Raggi, Raffaele Marra, e dopo le dimissioni dell’ex assessore all’Ambiente indagata Paola Muraro, ha messo agli atti la frase “fiera di stare dalla parte giusta”, un altro epiteto le è piovuto sul capo, e cioè quello di Cassandra, colei che aveva profetizzato sventura ed era rimasta inascoltata. E qui le cose si complicano non tanto per Raggi – già inguaiata di suo e a rischio inguaiamento ulteriore nei prossimi giorni – quanto per l’uomo che per gli ortodossi del Movimento poco ascoltò, il Luigi Di Maio vicepresidente della Camera ed ex sicuro candidato premier a cinque stelle, ora parzialmente nella polvere con l’accusa di aver “sottovalutato”.

E sono giorni di gran soddisfazione, per la Cassandra Lombardi, una che, dicono gli attivisti di vecchia data romani, “non voleva candidarsi lei direttamente, le bastava avere ragione, ragione e sempre ragione”, tantopiù che dalla sua “parte giusta” ora milita anche la senatrice Paola Taverna, inizialmente non una fan di Lombardi, ma ora più “lombardiana” dell’originale, se è vero che, in questi giorni di arresti e sussurri minacciosi, sull’onda del “quando arriva un altro avviso di garanzia e a chi?”, Taverna è stata vista, come e più di Lombardi, intenta a discettare di cavilli e possibili intoppi con fantomatici “team di avvocati”. C’è chi dice di aver visto la senatrice Taverna in un bar di Piazza Euclide, con “una squadra di esperti legali”, in ossequio alla fissa a cinque stelle per il “profilo formale delle mosse presenti e future, vista la situazione. E c’è chi racconta, tra il comune di Roma e la regione Lazio, di una Roberta Lombardi regista di contatti e conversazioni tra “staff legali” a cinque stelle e non, su una linea non pro-Raggi e anzi molto in accordo con la posizione di Carla Romana Raineri, magistrato ed ex capo di Gabinetto di Raggi sulla cui nomina era stato depositato un esposto di Fratelli d’Italia (in cui si ipotizzava il reato di abuso d’ufficio). E però, dopo le dimissioni, Rainieri aveva presentato denuncia alla Procura di Roma per sottolineare, come ha poi detto a Repubblica, il “clima di crescente ostilità” e “l’onnipresenza” di Raffaele Marra e Salvatore Romeo, intenti a “prendere tutte le decisioni”.

E Lombardi, la donna che aveva definito pubblicamente Marra “il virus che infetta il Movimento”, oggi ha l’aria di chi vede passare il famoso cadavere del cinese. Solo che lei, la deputata che all’impegno politico è arrivata, come racconta sul suo blog, dopo una mattina passata a leggere più attentamente del solito il blog di Beppe Grillo, complici gli orecchioni che l’avevano immobilizzata in casa, non è stata ferma sulla riva del fiume ad aspettare. Macché. Ha continuato a muoversi, ribaltando del tutto l’atteggiamento defilato della se stessa di prima, la ragazza laureata in Diritto commerciale internazionale, con famiglia in zona Prati Fiscali e lunghe estati al Circeo, che a un certo punto degli anni Duemila aveva trovato impiego in un’azienda di arredamenti d’interni di lusso. Poi era venuta la discesa in campo nei “meet-up” romani (nel 2007), previa riflessione, resa celebre dalla frase che la stessa Lombardi ha scritto sul suo blog: “…mi ero sempre tenuta alla larga dalla politica e dal fetore dei partiti. Pensavo scioccamente che se avessi fatto finta di nulla, avrei potuto condurre la mia vita senza mai inciamparci di nuovo, nella politica…Poi un giorno ho capito che, ‘se pure tu non ti interessi della politica, prima o poi lei si interesserà di te’: ho guardato con attenzione al mio presente (il lavoro, l’assistenza sanitaria, la casa) e al mio futuro (i figli, la pensione, la vecchiaia) e ho capito che non potevo più far finta di niente…”. Nei meet-up Lombardi si era distinta per virulenza non soltanto locale (si narra di una “mozione” presentata a Firenze, al cospetto di Beppe Grillo, per chiedere una strutturazione più nazionale dell’ancora embrionale movimento dal basso – tentativo andato a vuoto). Una volta diventata parlamentare per l’M5s, Lombardi non aveva abbandonato il campo romano (sponsorship all’ex candidato sindaco 2013 Marcello De Vito, anche oltre il 2013, e cioè fino al 2016, quando De Vito aveva perso la battaglia della candidatura contro il ticket Daniele Frongia-Virginia Raggi). Ma a quel punto Lombardi aveva scelto una politica “sommergibile”, inabissandosi per dirigere in altro modo. Ovvero occupandosi apparentemente d’altro, come la Festa a cinque stelle di Palermo, e però buttando lì frasi che oggi la incoronano regina dei “ve l’avevo detto” (esempio: “Noi e Raggi siamo su strade diverse”).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.