Matteo Renzi con Nicola Zingaretti (foto LaPresse)

L'alternativa a Renzi per la segreteria del Pd

Redazione

Chiacchiere, riunioni, ipotesi nella sinistra del Pd. Ecco chi vuole candidare Zingaretti

Roma. E se al congresso del Pd si presentasse una vera alternativa a Matteo Renzi, che succederebbe? Può la sinistra interna, oggi divisa in quattro o cinque correnti, riunirsi attorno a un candidato capace di battere l’ex presidente del Consiglio? Forse sì. Ed è un’ipotesi che comincia a prendere forma nei corridoi agitati del partito, nelle telefonate, nel passaparola, nel rullio di tamburelli sotterranei. Cosa, per esempio, fa Nicola Zingaretti, il presidente della regione Lazio, finora defilato e istituzionale? Pare abbia cominciato a muoversi, e ieri, ha pure scritto una lunga analisi del voto referendario, che si concludeva con queste parole: “Credo sia un errore fuorviante pensare che mandare fuori la sinistra dal Pd garantirebbe una identità pura, vincente e finalmente innovativa”.

 

 

L’unico che finora ha rotto gli indugi, per ora, è Enrico Rossi, che però non prenderebbe i voti di tutta la sinistra, di sicuro non prende quelli di Pier Luigi Bersani. E Zingaretti invece? Lui che, girando tra i capannelli di deputati e senatori della minoranza, piace praticamente a tutte le correnti? “E’ da tre congressi che lo aspettiamo, Zingaretti”, dice Stefano Esposito, senatore della corrente dei giovani turchi, amico di Matteo Orfini e Andrea Orlando. “E’ da dieci anni che lo vorremmo alla segreteria, ma purtroppo continueremo ad aspettare. Non si candida, lo conosco. Non ci credo. La verità è che Renzi vincerà di nuovo, non c’è nessuna alternativa capace di esprimere leadership. Zingaretti potrebbe, ma non si candiderà”. Eppure, si candidasse, “sarebbe perfetto”. Ed è quello che pensano anche dalle parti di Maurizio Martina, nell’altra corrente della sinistra per adesso alleata di Renzi. Ma ci sono ancora troppe incognite intorno al congresso.

 

E una di queste incognite, per esempio, è la variabile Michele Emiliano, l’arruffato governatore della Puglia: si candida o non si candida? I suoi mezzi passi in avanti assumono un ritmo minaccioso alle orecchie dei tessitori congressuali della sinistra: non è infatti considerato uno di famiglia (diessina), non è culturalmente un riformista (Rossi e Zingaretti lo sono), ma è un capo popolo forte di un consenso popolare tutto concentrato nel meridione, non abbastanza per imporsi in un congresso ma forse abbastanza per far saltare gli schemi di altre candidature, per indebolirle. E insomma Emiliano, già adesso, in questa complicata fase che allude al congresso del Pd, è già temuto, è uno con il quale probabilmente la sinistra dovrà cercare di fare accordi.

 

“Il Pd sta andando a sbattere”, dice Miguel Gotor, senatore, consigliere di Pier Luigi Bersani, “Renzi sta tramontando e io mi sento di dire questo agli amici di sinistra che lo sostengono all’interno del partito, cioè a Martina, a Orfini, a Orlando e all’ultimo Gianni Cuperlo: ‘aprite gli occhi’. L’alternativa a Renzi ci sarà, emergerà, ma ancora non è il momento. Per adesso c’è un treno che tocca a Renzi portare avanti, probabilmente a sbattere definitivamente. Poi, lui proverà a ottenere una rivincita congressuale e a quel punto le posizioni verranno fuori con chiarezza: la differenza tra una sinistra che ritiene di dover essere l’ancella di Renzi, dentro e fuori dal Pd, e mi riferisco non solo a Orfini, Martina e Cuperlo ma anche a Pisapia, e una sinistra che invece vuole costruire una vera alternativa a Renzi restando saldamente dentro il Pd. Anzi, preparandosi a riconquistare la segreteria del partito”. E il candidato? “Prima c’è il metodo poi il nome”. Zingaretti? “Zingaretti è in gamba, ha un alto profilo di buon amministratore, ha saputo tenersi defilato”, e insomma è una buona, anzi un’ottima carta, sembra dire Gotor. E insomma Zingaretti, che non si è mai arruolato in nessuna delle mille aree politiche in cui si è frazionata la sinistra del Partito democratico, forse proprio per questo, piacicchia a tutti. Un po’ meno, forse, alla corrente di Roberto Speranza, quella che molto malevolmente viene adesso definita la corrente neodalemiana del Pd, dove, a domanda diretta su Zingaretti mettono in rilievo più dubbi che certezze, più elementi critici che di simpatia: Zingaretti è certamente di sinistra, ma non è precisamente un trentenne – dicono – e inoltre, aggiungono, “proprio perché si è mantenuto defilato non lo conosce nessuno”. Eppure, questo, non è detto che sia un handicap. 

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