Paolo Gentiloni (foto LaPresse)

Stress-test per Gentiloni in Europa

Redazione

Giovedì bisognerà rispondere su sistema bancario e manovra di bilancio

Il vertice europeo di giovedì è tra le ragioni che hanno spinto per una rapida formazione del governo italiano, presieduto da Paolo Gentiloni. Un grande paese come l’Italia – è stato il ragionamento del Quirinale – non può non essere rappresentato da un primo ministro con pieni poteri nel momento in cui i leader dell’Unione europea discutono di immigrazione. In realtà, i 28 sono molto lontani da un accordo sulla riforma di Dublino che permetta di uscire dallo stallo che contrappone i paesi dell’est a quelli, come Italia e Germania, che chiedono una ripartizione dei rifugiati. Sull’altro tema al centro dei colloqui, la Siria, l’Ue è persa nei pericoli della propria inazione, e semmai si vedrà se sulle sanzioni alla Russia ci sarà un nuovo posizionamento (l’Alto rappresentante Mogherini già esclude l’ipotesi).

 

 

Più che contribuire a formare un consenso, in Europa Gentiloni dovrà dare risposte su due questioni nazionali. L’urgenza è il sistema bancario, con il bail-out di Monte Paschi e l’inevitabile bail-in, addolcito da compensazioni parziali per i risparmiatori che hanno comprato obbligazioni subordinate: l’Ue vuole che l’Italia agisca in fretta per evitare un effetto a catena su altre banche. Poi c’è la richiesta dell’Eurogruppo del 5 dicembre di modificare la manovra di bilancio: l’Italia deve far sapere come troverà almeno 5 miliardi. Entrambe le questioni sono politicamente tossiche per il Pd e Matteo Renzi. Prima del referendum l’Unione europea aveva concesso tempo all’Italia, ma oggi non è disposta a rinviare fino alla prossima scadenza elettorale. Malgrado lo stile diverso, al vertice Gentiloni si troverà con gli stessi problemi di Renzi.

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