(foto LaPresse)

Il partito del voto ha una sola carta per stanare il partito della graticola

Claudio Cerasa

Sostituire l’Italicum con il Consultellum senza aspettare i tempi della Corte. Lodo Foglio per le consultazioni

Sì o no? C’è un modo pratico, sicuro e immediato per risolvere un rompicapo quasi impossibile che riguarda la grande domanda che sarà al centro delle consultazioni che partiranno oggi al Quirinale. Il punto è semplice e lineare ma bisogna muoversi per tempo: come si fa ad andare alle elezioni senza rimanere ostaggi di un partito subdolo e trasversale (il TTV, tutto tranne il voto) che con la scusa del voler trovare a tutti i costi un nuovo governo “che possa scrivere una nuova legge elettorale” vuole solo ed esclusivamente evitare le elezioni, pronunciando il più possibile una legislatura ormai morta e chiaramente delegittimata dal plebiscito popolare dello scorso 4 dicembre? Detto in altre parole, forse più semplici: il fronte del voto come può ribaltare il tavolo giocando in contropiede con il partito del TTV e dribblando il tentativo della Consulta di scongiurare lo scioglimento immediato delle Camere attraverso lo slittamento a fine gennaio della sentenza sulla costituzionalità dell’Italicum? Una possibilità c’è, è coerente con il messaggio veicolato al referendum dal fronte del No e, per di più, è una carta a prova di costituzionalità.

Chiamatelo se volete Lodo Foglio e per capirlo è sufficiente rispondere a un’altra domanda: c’è un modo di andare a votare subito senza aspettare la formazione di un governetto o di un Renzi bis senza dover aspettare i tempi dettati dalla Corte costituzionale, che solo il 24 gennaio spiegherà come dovrà essere cambiata l’attuale legge in vigore alla Camera? Sì, utilizzando subito una legge elettorale sulla quale la Corte costituzionale ha già messo il suo bollino il 13 gennaio del 2014. E’ il famoso Consultellum, il sistema elettorale ultra proporzionale che ha sostituito sia alla Camera sia al Senato la legge Calderoli. In quell’occasione, con la sentenza numero 1/2014, la Corte costituzionale delineò due sistemi elettorali chiari. Al Senato scelse un proporzionale puro con preferenza unica, soglia di sbarramento al 20 per cento per le coalizioni su base regionale, soglia dell’8 per cento se si corre da soli, soglia del 3 per cento per i partiti che fanno parte di ciascuna coalizione. Alla Camera delineò uno schema speculare, con un proporzionale puro, preferenza unica, soglia di sbarramento per le coalizioni fissata al 10 per cento e soglia di sbarramento per ciascuna lista all’interno delle coalizioni fissata al 2 per cento.

Il Consultellum al Senato è sempre stato in vigore, in quanto la legge elettorale approvata da questo Parlamento (l’Italicum) era tarata su un sistema costituzionale senza il voto al Senato. Il Consultellum alla Camera ha smesso di essere in vigore il primo luglio del 2016 ed è stato sostituito dalla legge elettorale che il 24 gennaio sarà messa sulla graticola dalla Corte costituzionale. L’istituzionalmente corretto prevede che non si possa presentare una nuova riforma elettorale prima che la Consulta si esprima su quella vecchia, e seguendo questo ragionamento è scontato che debba partire presto un nuovo governo, capace di accompagnare la legislatura al bivio del 24 gennaio. Ma senza voler mancare di rispetto ai signori altissimi ed eccellentissimi della Corte Costituzionale c’è una soluzione facile per far sì che il governo dei giudici si limiti a dire non quando dobbiamo votare ma cosa dobbiamo votare: sostituire all’istante l’Italicum presentando in Parlamento la legge elettorale disegnata dalla Consulta alla Camera nel gennaio 2014. La velocità per l’approvazione della legge non dovrebbe essere un problema se è vero, come ha argomentato nel corso della campagna elettorale ogni sostenitore del fronte del No, che il bicameralismo perfetto funziona benissimo e quando si vuole le leggi le si approva in un lampo.

I nostalgici del maggioritario potrebbero dire che un sistema proporzionale è orrendo, è il male assoluto e sarebbe un ritorno vergognoso all’Italia della Prima Repubblica e forse potrebbero aver ragione. Se non fosse che il messaggio esplicito arrivato dal voto del 4 dicembre è che la maggioranza degli elettori del nostro paese ha detto No al modello elettorale dei sindaci (il famoso “combinato disposto”) e che un proporzionale puro, senza premio di maggioranza, è esattamente quello che ci vuole per rappresentare degnamente l’Italia che ha detto No. Non serve un Renzi bis, un governo Gentiloni, un governo Franceschini o un governo Padoan per approvare una nuova legge elettorale. La legge elettorale c’è, è già pronta, è già vidimata e può essere portata in Parlamento in qualsiasi momento anche in presenza di un governo dimissionario. Se il partito del voto vuole votare davvero – vale per Renzi ma vale anche per tutti gli altri, da Salvini a Grillo passando per Berlusconi – non ha altra scelta che puntare su questa carta. E presentare in Aula quella legge, subito, potrebbe essere un modo anche per capire chi fa parte davvero del partito del voto e chi invece sogna un governo graticola che punti semplicemente a uccidere ogni progetto riformista e limitarsi a campare per un po’. Voto subito: volendo si può.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.