Beppe Grillo (foto LaPresse)

Esperimento: applicare l'abuso di credulità popolare al Movimento 5 stelle. Risate

Claudio Cerasa

Grillo vorrebbe denunciare il presidente del Consiglio, “penalmente”, per abuso della credulità popolare. Ma se davvero dovessimo prendere sul serio questo reato ci sarebbe un partito che potrebbe ambire all’Oscar

Al direttore - Ho letto bene, caro direttore? Il leader di un movimento politico che, come ha descritto benissimo la vostra Annalisa Chirico, esiste grazie a una truffa legale ha detto che vorrebbe denunciare il presidente del Consiglio, “penalmente”, per reato di abuso della credulità popolare. Beppe Grillo che lotta contro la credulità popolare riesce a essere persino più comico di Massimo D’Alema che si impegna contro l’arroganza nel mondo. Grandi risate. Ed è davvero un peccato che questa campagna elettorale stia già per finire.
Marco Martini

Sono andato a leggere l’articolo 661 del codice di procedura penale, che non conoscevo, e ho scoperto una tipologia di reato molto affascinante. “Chiunque, pubblicamente, cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità popolare è soggetto, se dal fatto può derivare un turbamento dell'ordine pubblico, alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 15.000”. Beppe Grillo non sa ovviamente che nel 2016 questo reato (ridicolo) è stato depenalizzato e come al solito parla a vanvera. Ma se davvero dovessimo prendere sul serio questo reato – abuso della credulità popolare – ci sarebbe un partito che potrebbe ambire all’Oscar dell’abuso della credulità. Vi offriamo qualche indizio.

E’ un partito dove si trovano deputati (Tatiana Basilio) che credono nell’esistenza delle sirene (“Ci sono prove schiaccianti! Sei scienziati che stavano facendo studi l'hanno vista! Pensiamo di essere gli unici nell'universo, ma non siamo nemmeno unici sulla terra forse abbiamo paura di questo?”). E’ un partito dove si trovano eurodeputati che credono nell’esistenza delle scie chimiche (“Porterò il tema scie chimiche in Commissione Agricoltura”, Marco Zullo, 24 settembre 2014). Dove si trovano parlamentari (luglio 2013) che credono al complotto del “grano saraceno” contro l’import del made in Italy. Dove si trovano sindaci che credono nei complotti dei frigoriferi (Virginia Raggi, ottobre 2016). Dove si trovano onorevoli (Paolo Bernini) convinti dell’esistenza di “microchip all’interno del corpo umano” per controllare le nostre vite. E dove si trova un leader che sostiene, nell’ordine, che “per curare il cancro alla prostata basta trombare”, che “il tumore si cura con il limone e la cacca di capra”, che “l’Aids è la più grande bufala del secolo”, che i vaccini non servono a nulla perché “dove hanno fatto le vaccinazioni le malattie sono scomparse, là dove non le hanno fatte le malattie sono scomparse lo stesso”, che non bisogna credere alla propaganda di chi dice “che bisogna fare una mammografia ogni due anni e le donne la fanno perché si informano male: del resto la differenza di mortalità tra chi la fa e chi non si sottopone alla mammografia ogni due anni è di due su mille”. Se non fosse semplice free speech verrebbe quasi voglia di denunciare Grillo per abuso di minchiate, prima ancora che per abuso di credulità popolare.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.