Nicolas Sarkozy e Alain Juppe (foto LaPresse)

La destra francese ha trovato un modo per scegliere il suo leader (indovinate quale). E la destra italiana come va?

Lanfranco Pace

Promosse le primarie dei conservatori in Francia, e promosso anche Mogol, che ha la frase giusta per ogni situazione. Bocciati i sovranisti e un votaccio anche alle autorità tutte, che dovrebbero metter giù le mani da: Cosentino, De Luca (ma signorilissimo il silenzio della Bindi), Corona, le canne e chi tenta di svecchiare la fiction italiana. E per una volta anche i 5 stelle ottengono la sufficienza.

PRIMARIE: A PARIGI LA DESTRA RISOLVE LE RISSE

L’avvenimento più importante di questo ultimo scorcio di novembre è in Francia: domenica 20 novembre si svolgono le prime primarie aperte della destra dei Repubblicani e del Centro per scegliere il candidato alle presidenziali della prossima primavera. Les Républicains è un partito che se possibile è pure più rissoso della destra e del centrodestra italiano, è pieno di galli e galletti che si azzuffano da anni. Eppure ha trovato un modo per risolvere il conflitto e dirimere le ambizioni personali. Il meccanismo è stato messo a punto da un’Alta autorità per le primarie, Hap, composta da personalità di destra, che ha fatto le cose seriamente e vigila a che tutto si svolga regolarmente.

Chiunque potrà votare in uno dei 10.228 uffici purché iscritto alle liste elettorali entro il 31 dicembre 2015, paghi una quota di 2 euro e firmi una dichiarazione scritta in cui “si impegna sull’onore a condividere i valori repubblicani della destra e del centro e a lavorare per l’alternanza al fine di raddrizzare le sorti del paese”.

Per essere candidato bisogna essere sponsorizzato da almeno venti parlamentari, 250 eletti locali e 2.500 elettori. Nel caso in cui nessun candidato raccolga la metà più uno dei voti si procederà domenica prossima al ballottaggio fra i due meglio piazzati: la sera del 27 novembre al più tardi dunque si saprà chi rappresenterà la destra repubblicana contro Marine Le Pen e un candidato socialista che ancora non si trova. François Hollande, presidente uscente al minimo storico della popolarità, ha poche chance di potersi ripresentare: lui stesso ha ammesso di interrogarsi sulla sua vera personalità e da allora Politico Europe ne parla come di Amleto sulla Senna.

 

 

I candidati in lizza sono sette. In ordine crescente di popolarità secondo i sondaggi pubblicati fino a questo venerdì: Jean-Frédéric Poisson il solo rappresentante del centro democratico-cristiano, Jean-François Copé, Nathalie Kosciusko-Morizet, Bruno Le Maire, François Fillon, Nicolas Sarkozy, Alain Juppé.

Tutti nomi noti di politici di lungo corso, addirittura un ex presidente della Repubblica, due ex primi ministri e vari baroni dell’ex Ump, il vecchio partito chiracchiano.

Il duello più serrato è fra Juppé e Sarkozy e, il sindaco di Bordeaux è in leggero vantaggio, era molto avanti alcune settimane fa ma l’ex presidente si è rifatto sotto. Fillon, ex primo ministro di Sarkozy, è il terzo incomodo, anche lui in netto recupero: i numeri per quel che contano assegnano rispettivamente il 31, il 30, e il 27 per cento di intenzioni di voto. Una situazione che porta dritto al secondo turno.

Juppé è un moderato, ha oltre settanta anni, entrò in politica che Chirac era sindaco di Parigi e fu suo primo ministro, è un puro prodotto dell’establishment, grandi scuole e l’Ena, brillante meccanica intellettuale ma poca o nessuna empatia.

Se sarà lui a vincere le primarie ridurrà drasticamente il bacino elettorale di Emmanuel Macron, l’ex ministro dell’Economia di Hollande che sta tentando un suo cammino liberale pro globalizzazione contro le categorie destra e sinistra.

Se invece vince Sarkozy ruberà certamente voti a Marine Le Pen.

In entrambi i casi varrà l’immortale ritornello di Mogol e Lucio Battisti (voto 10 e lode): ancora tu, ma non dovevamo vederci più?


MA LA DESTRA ITALIANA?

Le primarie sono un tabù dalle parti di Arcore eppure non sarebbe male se i tanti pretendenti provassero a contarsi sul modello francese: già le condizioni poste dall’Alta autorità alle primarie, sostegno di un certo numero di parlamentari di eletti e di elettori, sfoltirebbero i ranghi e ridurrebbero di molto l’insopportabile brusio.

Toglierebbero anche un po’ di peso dalle spalle di Berlusconi che continua a scegliere di non scegliere per salvaguardare le sue scarse e poco credibili chance di tornare a Palazzo Chigi: si metta alla finestra il Cav. e si goda lo spettacolo della tenzone fra Toti, Brunetta, Romani, Gasparri, Carfagna, Gelmini e Parisi. E Fitto, già c’è pure Fitto.


MATTEO E GIORGIA

Più che lepenisti si dicono sovranisti, solo che la sovranità la difendono sulle cose facili omettendo o sorvolando su un dettaglio: la sola sovranità che conta è quella monetaria. Se Trump può dire cose politicamente scorrette o promettere di andare controcorrente (si vedrà poi quanto) è perché l’America ha la sua moneta e la sua banca centrale. La Gran Bretagna ha potuto lasciare l’Unione europea senza traumi perché ha la sua moneta e la sua banca. Noi no: nessuno dice quanto ci costerebbe tornare alla lira o ad altra moneta nazionale, quanto valore perderebbero le case e il risparmio degli italiani, di quanto aumenterebbero i tassi di interesse e lo spread. Lacrime e sangue che magari potrebbero anche restituirci dopo un po’ il vantaggio della svalutazione competitiva ma ci farebbero pagare da subito ai massimi energia e materie prime. Checché ne dica l’economista della Lega Claudio Aquilini Borghi (voto 5) occorrerebbe ricomprare preliminarmente la quota di debito in mano agli investitori stranieri, una scoppola della madonna.

Almeno Marine Le Pen, e per una volta anche Grillo e i 5 Stelle (voto 6), sembrano più ragionevoli: in caso di vittoria, lascerebbero al popolo il tempo di riflettere, di discutere e si limiterebbero a indire un referendum.

GIU’ LE MANI /1

Non so quando si sarebbero riempiti i faldoni giudiziari che riguardano Nicola Cosentino: fino a un paio di anni fa erano praticamente vuoti, un insieme di relata refero e di si dice. Dubito che possano essersi riempiti fino a spingere l’accusa a chiedere una condanna a sedici anni e il tribunale a dargliene nove. Il reato è sempre quello impalpabile e fumoso, vero obbrobrio giuridico: concorso esterno in associazione mafiosa. E se fra qualche tempo finisce come con Calogero Mannino?


GIU’ LE MANI /2

Si sa che Vincenzo De Luca ha alta opinione di sé, cattivo carattere e una spiccata tendenza all’uso del verbo “accidere” in tutte le sue accezioni molto meridionali. Ebbe già ad “accidere” Di Maio e Di Battista e mi pare che all’epoca non ci furono grandi proteste se non da parte dei diretti interessati. Su, non si lapidi Vincenzino (voto 5) e si dia atto a Rosy Bindi di essersi comportata da gran signora: rispondendo con il silenzio (voto 9).


GIU’ LE MANI /3

D’accordo Fabrizio Corona è un assatanato di soldi, un ricattatore, uno stronzo con il botto e niente affatto affascinante, anzi. Ma non per questo bisogna massacrarlo, murarlo vivo come la baronessa di Carini, togliergli ogni possibilità di tornare libero. Gli hanno sequestrato la casa, il tribunale di sorveglianza gli ha tolto l’affidamento al servizio sociale adulti, Don Ciotti lo ha espulso dalla sua comunità alla faccia della pietà e della misericordia. Tanto accanimento non è un bel vedere (voto 4 alle autorità tutte).

GIU’ LE MANI /4

Che nessuno ci provi e dispiace assai per i nostri cari, in ordine alfabetico, Gasparri Giovanardi e Quagliariello (voto 4): Antonio Manzini (voto 10) è un grande scrittore, il suo Rocco Schiavone il più bel personaggio letterario in circolazione, finalmente un cupo che non crede nella giustizia in terra e nei sentimenti al caramello, Marco Giallini (voto 10 e lode) è un grande..

  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.