Donald Trump con la moglie Melania (foto LaPresse)

Trumpette e trumponi. E altri effetti collaterali di The Donald

Lanfranco Pace
Bocciati i media che quando sono presi alla sprovvista hanno tendenza a scoprire l’acqua calda; bocciato Bersani che non ha capito che il suo modo di fare sinistra è finito per sempre; bocciati Grillo, Meloni, Santanché ecc. che dopo l'elezione di Trump hanno perso il senso della misura. Il Pagellone alla settimana politica di Lanfranco Pace.
Vivremo due anni, almeno fino alle elezioni di mezzo termine, con un presidente repubblicano che concentrerà nelle sue mani grandi poteri, la Casa Bianca, il Congresso, la Corte suprema. Ma l’architettura istituzionale americana è d’acciaio, non ammette sgarri, ad aprire una procedura di impeachment ci si mette un amen tanto più che Trump non ha solo amici nel suo partito. E’ ridicolo perciò gridare che il fascismo è alle porte: l’America sa il fatto suo, ha fatto i conti con il suo partito comunista mezzo secolo prima delle altre democrazie e a vaccinarla dal fascismo, senza bisogno nemmeno di richiami, ci hanno pensato la Frontiera e Hollywood.

 

I media quando sono presi alla sprovvista hanno tendenza a scoprire l’acqua calda: mandano in loop le immagini truci degli adepti della superiorità ariana, degli affiliati del Klan e di razzisti armati e tatuati che passeggiano tra gli stand del Gun Show ma non possono spaventare nessuno. Una fauna simile alligna ovunque, in Germania in Francia in Olanda in Scandinavia in Italia, e ovunque non va al di là del folklore.

 

In molte città americane si sono mobilitati spontaneamente giovani che non vogliono il presidente eletto, ma la conferenza dei Grandi elettori non potrà che prendere atto dell’esito del voto, la democrazia non la si stravolge perché la maggioranza ha scelto qualcuno che non piace: i girotondi all’americana lasciano dunque il tempo che trovano, anche se indicano che una parte del popolo vigila, sta con le antenne dritte, pronta a reagire se qualcosa non dovesse andare e questo è sempre un bene.

 

Comunque si stanno facendo vedere i primi effetti collaterali in Italia, dove non pochi, ebbri, hanno perso il senso della misura. E delle proprie dimensioni.

 

Grillo ha parlato di svolta epocale, di vaffa planetario, e passi, lui almeno ha i numeri e una certa contiguità linguistica con il vincitore. Poi ci sono le trumpette. Giorgia Meloni è rivitalizzata. Daniela Santanché con tono perentorio parla di fine del vecchio mondo e di inizio di un nuovo in cui verosimilmente non ci sarebbe più spazio nemmeno per l’icona del fondatore del centro destra. Giovanni Toti, a conferma che la gratitudine non è di questo mondo, l’ha praticamente già seppellito: se ne va con la giacca sbottonata e ventre al vento a braccetto con Matteo Salvini. Il quale ha reagito da par suo, manifestazione a Firenze, polemiche per il sindaco di Padova Bitonci caduto sotto il fuoco amico, candidatura di se stesso alla leadership del centro destra e chi non ci sta peste lo colga. In questi giorni ha mostrato inorgoglito un selfie rimediato in un momento della campagna elettorale di Trump. I giornalisti italiani, che evidentemente amano questi decisivi dettagli, hanno interrogato al riguardo il presidente eletto che pare abbia risposto: Salvini chi? Il segretario della Lega e il suo staff hanno preso d’aceto e hanno tirato fuori l’agenda della trasferta di Salvini per dimostrare che l’incontro era davvero in calendario ed è realmente avvenuto. Ma come si fa a non capire che se Trump ha davvero incontrato Salvini e non se lo ricorda nemmeno è ancora peggio che non averlo incontrato, che la toppa insomma è peggio del buco?  

 

 

OPINIONI DA BUILDER...

 

Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti per una volta sono quasi d’accordo: sui rischi che potrebbero derivare da rigurgiti protezionisti, da freni messi alla globalizzazione, dalla rimessa in discussione dei trattati internazionali, dei pericoli che il neo isolazionismo in politica estera comporterebbe per l’Europa. Trump non è Reagan e non solo perché non è stato governatore della California ma perché ha idee confuse e spesso contraddittorie. Ma si può essere ottimisti, anche presidenti mediocri sono riusciti a fare qualcosa di buono, è l’alchimia di una politica dove contano molto anche lo staff, i collaboratori e i gruppi di pressione.

 

 

…  E DA  EX SEGRETARI

 

Gli effetti collaterali sono visibili anche in Pier Luigi Bersani. L’ex segretario fa il trumpone, allarga le vecchie metafore, la mucca che stava nel corridoio ora starebbe bussando alla porta, magari tra un po’ se la ritrova nel letto. E se n’è inventata un’altra, la sinistra deve stare con le orecchie in terra, alla stregua di nativi americani che in questo modo sentivano arrivare il pericolo: ha detto, testuale, “finché la sinistra continuerà a proporre blairismo e clintonismo fuori tempo massimo”, sottinteso come sta facendo Renzi, ci sarà da stare in campana. Cosa proporre allora? Corbynismo, sandersismo, socialismo democratico, keynesismo, ulivismo, quarte vie? A occhio tutte cose a presa rapida, di immediata comprensione e destinate a raccogliere vasto consenso. Bersani e i suoi prima realizzano che questo loro modo di fare sinistra è finito per sempre, prima se ne inventano un altro e meglio è per tutti.

 

 

E POI C’E’ CARLO

 

Il clima contro le élite e il cosiddetto establishment è talmente elettrico che anche un uomo mite e di solito cortese come Carlo Freccero s’è sfogato così con il professore Carnevale-Maffé reo di sorridere mentre lui parlava: eh tu bocconiano non fare così con me, non te lo puoi permettere.

 

E siamo solo agli inizi.

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  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.