Il presidente Barack Obama riceve il premier Matteo Renzi alla Casa Bianca (foto LaPresse)

Con la paura di perdere il referendum

Claudio Cerasa
Nel corso della lunga giornata passata alla Casa Bianca in compagnia di Barack Obama, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ricevuto un complimento interessante, che paradossalmente è utile per capire qual è oggi uno dei principali difetti della campagna elettorale italiana, in vista del prossimo referendum.

Nel corso della lunga giornata passata alla Casa Bianca in compagnia di Barack Obama, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ricevuto un complimento interessante, che paradossalmente è utile per capire qual è oggi uno dei principali difetti della campagna elettorale italiana, in vista del prossimo referendum. Obama ha elogiato Renzi per “la sua visione del progresso che non affonda le radici nella paura della gente ma nelle loro speranze” e involontariamente il presidente americano ha messo in luce il principale problema del renzismo applicato alla riforma costituzionale: concentrarsi più sull’apocalisse che vi sarà in caso di vittoria del No che sui vantaggi concreti che vi saranno per il paese in caso di vittoria del Sì.

 

Il premier martedì, probabilmente ascoltando il consiglio di Obama, ha detto che “non vi saranno cataclismi se vince il No” ma il problema resta lo stesso e senza una trasformazione del messaggio renziano il Sì rischia di fare la fine del Remain inglese: a forza di concentrarsi sui possibili orrori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea si è scelto di non applicarsi troppo sui vantaggi del Remain. Il difetto della campagna elettorale renziana è legato a un vizio di fondo della strategia di Palazzo Chigi: dare per scontato che l’elettorato italiano ragioni ormai in un modo per così dire grillino e scegliere di conquistare i voti in vista del 4 dicembre facendo leva più sulle paure (la paura della casta, la paura degli sprechi del Palazzo) che sulle speranze (cosa cambierà concretamente con il Sì, non solo nell’elezione dei senatori, ma anche nell’agenda di governo, di questo o del prossimo, e spiegare insomma cosa verrà velocizzato, quali liberalizzazioni si faranno, come verrà riformata la giustizia, e così via).

 

L’approccio para grillino, basato più sulla ricerca della paura che sulla ricerca della speranza, è una via semplice per crescere nei sondaggi ma diventa una via complicata se l’obiettivo finale è quello di conquistare la maggioranza di un paese. Renzi ha un mese e mezzo di tempo per provare a vincere il referendum. Se continuerà a farlo spiegando più gli svantaggi del No che i benefici del Sì il suo Remain potrebbe diventare persino più difficile di quello del Regno Unito.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.