Massimo D'Alema (foto LaPresse)

E' un referendum intimidatorio. Almeno per D'Alema

Redazione
L'ex presidente del Consiglio critica Renzi e la "riforma sbagliata che non supera il bicameralismo". Come quella proposta dalla sua Bicamerale nel 1998.

Gli strascichi della direzione Pd di lunedì non sono ancora terminati. A ritornare sul referendum e a ribadire il suo No è stato ancora una volta Massimo D'Alema: "Per il Sì c'è uno schieramento abbastanza vasto, capita di avvertire un clima di paura e intimidazione per il quale chi non è d'accordo si deve sentire colpevole di spingere il Paese verso il baratro".

 

 

 

Nel corso del suo intervento all'iniziativa delle fondazioni Magna Carta e Italianieuropei per una riforma della costituzione alternativa a quella del ddl Boschi, l'ex presidente del Consiglio ha ribadito che la "riforma è sbagliata e non supera il bicameralismo: lo mantiene con una sorta di Camera di serie B". Un cambiamento simile a quello che proprio la bicamerale da lui guidata tra il 1997 e 1998 aveva deciso di adottare.

 

D'Alema nel corso del suo intervento ha accusato il presidente del Consiglio di populismo: "Cacciamo i politici: come slogan del capo dei politici è inquietante. Quello dall'alto è molto più pericoloso del populismo del cittadino comune. E se si pensa di fermare i populisti con gli argomenti dei populisti, si finisce per aprire loro la strada".

 

Non solo Renzi però, l'ex premier trova il tempo di attaccare anche la maggioranza del Pd: "Nel mio partito si usa dire che il No aprirebbe la strada a Grillo. Ma chi dirige il mio partito ha già aperto la strada a Grillo consegnandogli la Capitale del Paese...".

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