Daniele Frongia e Virginia Raggi (foto LaPresse)

Caos Roma, ritorna Marra al fianco della Raggi

Luciano Capone
Dimissioni, incompetenza, guerra tra correnti. Nel gabinetto del sindaco c'è solo l'ex collaboratore di Alemanno.

Roma. Dopo poco più di due mesi dall’inizio del mandato, l’amministrazione Raggi è allo sfascio e il comune di Roma allo sbando. In poche ore si sono dimessi il capo di Gabinetto del sindaco, Carla Raineri, il super assessore al Bilancio, Marcello Minenna, e i dirigenti delle principali aziende municipali: Marco Rettighieri e Armando Brandolese, rispettivamente direttore generale e amministratore unico di Atac (trasporti), e Alessandro Solidoro da pochi giorni presidente di Ama (rifiuti). La ciliegina sulla torta è il ritorno in prima linea dalle retrovie di Raffaele Marra, l’ex collaboratore di Alemanno e Panzironi che tutti davano per disperso e che adesso è di fatto il capo di Gabinetto di Virginia Raggi.

 

Il primo smottamento è arrivato con la revoca da parte della Raggi della nomina della giudice Raineri, già al centro delle critiche nei giorni scorsi per lo stipendio da 193 mila euro, a causa della procedura senza bando pubblico usata per l’assunzione come capo di gabinetto. Ma in realtà la Raineri nel frattempo aveva già presentato le “dimissioni irrevocabili”, spiegando che i motivi del suo passo indietro non sono “retributivi o contrattuali” ma “ben altri”. La versione del magistrato trova conferma nelle conseguenti dimissioni di Minenna, uomo chiave della giunta grillina –  scelto da Luigi Di Maio – con in mano le deleghe a bilancio, patrimonio e partecipate. Poco dopo sono arrivate, già annunciate da giorni, le dimissioni dei vertici dell’Atac, in polemica con la giunta per ingerenze sul personale e promesse non mantenute, e infine quelle di Solidoro, da pochi giorni presidente dell’Ama su indicazione di Minenna, perché “sono venute meno le condizioni” dopo le dimissioni dell’assessore.

 

Lo sbriciolamento della giunta Raggi è l’effetto di una guerra tra correnti che vede schierati da un lato i vertici nazionali del M5s con in testa Luigi Di Maio, sponsor di Minenna e Raineri, e dall’altro la Raggi e i suoi fedelissimi come il vice sindaco Daniele Frongia, il capo della segreteria Salvatore Romeo e il vice capo gabinetto Marra. Lo scontro, deflagrato in queste ore, si era manifestato subito dopo le elezioni con la difficoltà a comporre la giunta e lo staff. Il conflitto tra la Raggi e Roberta Lombardi, pretoriana di Beppe Grillo, si era concentrato sulle nomine di Frongia a capo di gabinetto e in particolare di Marra come suo vice, scelta che aveva destato scandalo tra i militanti grillini per il passato alemanniano del personaggio. Era finita con un pareggio: da un lato con lo spostamento di Frongia a vice sindaco e il ritiro di Marra su intervento diretto di Grillo, dall’altro con le dimissioni della Lombardi dal direttorio romano dopo i ripetuti scontri con la Raggi.

 

Ma in realtà Marra non è mai stato sollevato dal suo incarico e ora è il capo gabinetto del sindaco facente funzioni. Ciò che è accaduto merita di essere spiegato, perché è un esempio da manuale delle difficoltà dei grillini, prim’ancora che a mettere in moto la macchina di governo, a trovarne le chiavi. Quando su pressione di Grillo e della base la Raggi ha dovuto fare marcia indietro sulle nomine, ha spostato Frongia in giunta e tolto le funzioni vicarie a Marra, lasciandolo però nel ruolo di vice capo di gabinetto. Al suo posto è stata indicata come vice capo di gabinetto vicario Virginia Proverbio, in quel ruolo già con il commissario Tronca. La Proverbio però è stata nominata con un incarico temporaneo, scaduto il 31 agosto senza che nessuno se ne sia accorto (alle richieste di chiarimento del Foglio, al Comune sembravano cadere dalle nuvole; nessuno ha saputo dire se la Proverbio sia in carica o meno). Così, con le dimissioni della Raineri e il contratto scaduto della vicaria Proverbio, a dirigere il gabinetto della Raggi c’è Marra, che i militanti e Grillo stesso ritenevano allontanato. Il vertice del M5s ora preme per azzerare tutte le nomine e scarica le responsabilità sulla Raggi. Il vento sta cambiando, signori, il vento sta cambiando. (l.cap.)

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali