Il presidente Sergio Mattarella alla cerimonia di inaugurazione della XXXVII edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli (foto LaPresse)

"Nessuna paura nel difendere la propria identità", dicono Mattarella e il Papa al meeting di Cl

Redazione
Il capo dello stato a Rimini: "Con la nostra civiltà, e senza rinunciare a essa, sconfiggeremo anche i terroristi".

“Ci vuole umanità verso chi è perseguitato, accoglienza per chi ha bisogno e, insieme, sicurezza del rispetto delle leggi da parte di chi arriva. Occorre severità massima nei confronti di chi si approfitta di essere umani in difficoltà, cooperazione con i paesi di provenienza e di transito. Ci vuole intelligenza e visione per battere chi vuole la guerra". Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inaugurato con queste parole la 37esima edizione del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. "Con la nostra civiltà, e senza rinunciare a essa, sconfiggeremo anche i terroristi", ha detto Mattarella. “Il nostro paese è segnato da faglie antiche”, ha continuato, “a queste si sono aggiunte nuove divisioni, quelle prodotte dal naturale mutamento delle condizioni, non sempre regolato in maniera equilibrata, e quelle provocate dalla lunga crisi economica degli ultimi anni. Dobbiamo lavorare con impegno per ricomporre le ferite e rendere l'Italia più robusta, più solidale, più competitiva, più importante per la costruzione europea”.

 

Mattarella ha esortato quindi a non farsi vincere dalla paura. “La portata inedita delle migrazioni suscita apprensione. Si tratta di un'ansia, di una paura comprensibile, che non va sottovalutata”, ha ammesso il presidente, ma “dobbiamo impedire che la paura snaturi le nostre conquiste, la nostra civiltà, i nostri valori. Quelli per i quali noi europei siamo un modello e un traguardo nel mondo”.

 

Un messaggio in linea con quello che Papa Francesco ha fatto arrivare al Meeting di Cl: “Di fronte al cambiamento d'epoca in cui tutti siamo coinvolti, chi può pensare di salvarsi da solo e con le proprie forze? È la presunzione che sta all'origine di ogni conflitto tra gli uomini”. Il messaggio del pontefice si conclude con un appello a rivendicare la propria fede e ad annunciare il Vangelo: “Un vero incontro implica la chiarezza della propria identità, ma al tempo stesso la disponibilità a mettersi nei panni dell’altro per cogliere, al di sotto della superficie, ciò che agita il suo cuore, che cosa cerca veramente. In questo modo può iniziare quel dialogo che fa avanzare nel cammino verso nuove sintesi che arricchiscono l’uno e l’altro. Questa è la sfida davanti alla quale si trovano tutti gli uomini di buona volontà”.

 

Mattarella da Rimini, che ha ricordato il 70esimo anniversario dalla nascita della Repubblica (cui è dedicata anche una mostra che il capo dello stato inaugurerà oggi) ha anche affrontato la questione delle riforme istituzionali e del referendum. “La Repubblica è nata da un referendum", ha ricordato, "e dunque da un confronto democratico. La divisione degli orientamenti, però, è stata tradotta in una straordinaria forza unitaria”. “Gli inevitabili contrasti che animano la dialettica democratica non devono farci dimenticare che i momenti di unità sono decisivi nella vita di una nazione. E che talvolta sono anche doverosi.  È un grande merito saperli riconoscere”, ha aggiunto Mattarella. L'unità del paese non è una conquista acquisita una volta per tutte, ha ricordato il presidente, ma passa anche da “crescita del Mezzogiorno, investimento nella ricerca e nei settori strategici, giustizia più efficiente, integrazione e non esclusione di chi è sfavorito nelle condizioni di partenza. Allargare le divisioni ci rende più deboli".