Alexis Tsipras (foto LaPresse)

La sinistra favole e lacrime

Claudio Cerasa
C’è una domanda cruciale alla quale dovrebbe rispondere la sinistra italiana, e forse non solo quella, mettendo insieme un po’ di notizie raccolte negli ultimi tempi.

C’è una domanda cruciale alla quale dovrebbe rispondere la sinistra italiana, e forse non solo quella, mettendo insieme un po’ di notizie raccolte negli ultimi tempi. E’ una domanda che si ripropone periodicamente e che non può che riproporsi anche oggi dopo aver ascoltato le parole di un uomo intelligente come Gianni Cuperlo. Ieri sulla Stampa, Cuperlo ha suggerito il nome di Bianca Berlinguer per rappresentare in futuro il pensiero di una sinistra non renziana. Non è una novità. La sinistra cerca da anni di trovare qualcuno capace di essere il simbolo di una riscossa guachista, ma sempre senza fortuna. E in mancanza di una leadership interna, di solito, ci si guarda attorno per provare a proiettare fuori dai confini italiani quello che non si riesce a trovare nel nostro paese. Ci si è buttati su Tsipras, prima che Tsipras diventasse un uomo della Troika. Ci si è buttati su Varoufakis, prima che Varoufakis scappasse in moto per l’Europa chiedendo parcelle milionarie per parlare male del capitalismo. Ci si è buttati su Corbyn, prima che Corbyn fosse travolto dalla Brexit. Ci si è buttati su Sanders, prima che Sanders fosse travolto dalla Clinton e poi dai suoi elettori – elettori delusi sia per l’appoggio alla Clinton sia per l’anti capitalismo messo a dura prova dalla vita di Sanders (ieri l’ex candidato alle primarie democratiche ha speso 575.000 dollari per acquistare la sua terza casa di vacanza sul lago Champlain, roba che neanche Varoufakis).

 

Trovare fuori dall’Italia un qualche modello che possa giustificare la volontà di ritornare a una indefinita età dell’oro in cui i treni arrivavano in orario e la sinistra vinceva le elezioni non è facile e così alla sinistra italiana non resta che cercare nel nostro paese qualcosa che la possa rappresentare. Ma è dura. I risultati di tutto quello che si muove a sinistra sono scadenti. Le leadership non si trovano. I modelli vincenti latitano. Le minacce di scissione non funzionano più. E anche in Italia i campioni della sinistra mostrano segnali di cedimento (Arcangelo Sannicandro, ex Pci e Rifondazione e oggi deputato di Sel, qualche giorno fa in Aula ha attaccato duro contro il taglio agli stipendi dei parlamentari, perché “Non siamo lavoratori subordinati dell'ultima categoria dei metalmeccanici!). Si dirà: la sinistra di Renzi non se la passa benissimo, certo, ma comunque esiste e ha una direzione. Dall’altra parte la domanda giusta da porsi è invece questa: la sinistra lacrime e nostalgia sta lottando per qualcosa che esiste davvero? Quando non si riesce a trovare un leader capace di rappresentare un progetto politico quel progetto di solito ha un piccolo problema: vive solo nell’immaginazione, come le favole.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.