Lottizzazione o privatizzazione
I senatori della minoranza Pd Federico Fornaro e Miguel Gotor si sono dimessi dalla commissione di Vigilanza Rai in dissenso con le nomine dei nuovi direttori dei tg fatte dal dg Antonio Campo Dall’Orto e approvate dal consiglio d’amministrazione. I parlamentari dem dissidenti ce l’hanno con “l’occupazione governativa del servizio pubblico” che penalizza “una giornalista autorevole quale Bianca Berlinguer” ed evocano il “tema della questione morale di Enrico Berlinguer, quando, nel 1981, denunciava l’occupazione da parte dei partiti di governo delle principali istituzioni dello Stato, Rai compresa”.
Il problema di questa ricostruzione è che la lottizzazione e le nomine politiche in Rai ci sono sempre state, anche ai tempi di Berlinguer, e forse non è un caso che in quella che è sempre stata la rete del Pci a dirigere il tg ci sia stata una stimata professionista che di cognome fa proprio Berlinguer. Ora quella tradizione politica, che pure ha avuto la possibilità di guidare il più grande partito italiano e il governo, è stata messa da parte prima dagli elettori e poi dai militanti. E adesso insieme al controllo del partito perde a cascata quello nella Rai e nelle altre aziende pubbliche, che non sono altro che la proiezione delle forze politiche che temporaneamente gestiscono il potere statale. I criteri con cui si facevano le nomine in passato sono gli stessi di adesso e sono inefficienti per gli stessi motivi: fino a quando la Rai resterà pubblica sarà la politica a fare le nomine. E’ inevitabile, come la forza di gravità. Per togliere le mani dei partiti dalla Rai bisogna togliere la Rai dalle mani dello stato: privatizzare. Se invece ciò che dispiace non è il sistema ma il giro di nomine, è meglio fare ammuina.
Antifascismo per definizione