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Tocca morire a sinistra dopo anni di milizia anticomunista: non gliela perdono

Giuliano Ferrara
La situazione è piuttosto imbarazzante: da quando le destre non hanno più un’idea di mondo, di equilibrio, di sviluppo, di ordine e di visione della vita mi ritrovo dalla parte di Hillary e di Renzi, quasi quasi politicamente corretto.

Non moriremo democristiani, come scriveva Luigi Pintor, ma chi vi dice che io voglia morire comunista o anche solo di sinistra? Da quando le destre hanno perso la tramontana, sono in genere fatte di esibizionismo, narcisismo e paura, da quando hanno smarrito la dinamica inventiva e pop della grande trovata, della sorpresa politica e di linguaggio, da quando detestano l’internazionalismo e le guerre di liberazione, da quando le destre non hanno più un’idea di mondo, di equilibrio, di sviluppo, di ordine e di visione della vita e del suo stile in opposizione ai tagliagole islamisti, da quando si sono ritrovate cialtrone come Trump o apocalittiche come la Le Pen, brodaglie nazionalistiche e antioccidentali, antieruopee e antiglobalizzazione, o semplicemente sceme e vegane e urlanti e ruspanti come i grillozzi e i salviniani e i fratelli qui da noi, ecco fatta la frittata, mi ritrovo dalla parte di Hillary e di Renzi, quasi quasi politicamente corretto. Non voglio i giudici della Corte suprema che la Clinton nominerà, preferirei addirittura quelli elencati da Trump; Renzi, che in più è anche boy scout, mi pone però meno problemi, a me che le giovani marmotte me le mangerei a colazione, perché ha una piattaforma riformista nutrita di idee e di esperienza liberale o di mercato aperto, ha un modello americano e globalista in testa, e marchionniano, che combacia con molte delle cose che mi sembrano sensate e utili, soprattutto ai deboli, alla classe cosiddetta operaia, a quello che una volta si chiamava il terzo mondo dei povericristi (non chiedo di più alla lotta politica e alla pubblicistica tribunizia di una vita, alla salvezza delle anime a modo suo ci pensa il nostro caro papa protestante).

 

La situazione comunque è piuttosto imbarazzante. Che ci faccio qui? E’ vero che Hillary ha il profilo di una generalessa, e alla fine è meno scioccamente isolazionista e arrendevolista sia di Trump sia del suo predecessore ed ex dante causa, Obama, per quanti errori abbia fatto e per quanto quegli altri la vogliano arrestare o fucilare (una bella destra garantista: Maria Giovanna Maglie non lo sa ma a lei rifilerebbero l’ergastolo senza processo, they would lock her up). Però che impressione votare come i miei vicini di casa a New York, io che ho sempre fatto un punto d’orgoglio di agitare nell’Upper West Side la bandierina di W. e della sua magnifica dinastia. Una volta Buttafuoco, che come tutti i sapienti ammira Padre Pio, don Camillo e Totò, scriveva sempre nei suoi corsivi fulminanti “eppoi dice che uno si butta a sinistra”. Ecco sono in quello stato, un po’ da avanspettacolo, costretto a misurarmi con origini che avevo severamente scrutinato e bocciato per colpa del cialtronismo imperante nel mondo della grande destra da circo viaggiante. Punto su Theresa May, su Juppé, su Merkel, su Rajoy, dunque mi ritrovo reggitore di moccolo, mezzo socialdemocratico, di una destra che prende o prenderà un sacco di botte dai vari emuli di Giovanni Toti e di Renato Brunetta, dunque morirò comunista o di sinistra dopo anni di onorevole neoconservatorismo e un anno intero di buone informazioni fornite alla Cia. E questa certo non gliela perdono.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.