Beppe Grillo (foto LaPresse)

La legge elettorale che piace al partito della graticola

Marianna Rizzini
La suggestione greca (no ballottaggio) che tenta gli antirenziani

Roma. Sogno di una notte di mezz’estate, presso i ranghi antirenziani di Pd e Forza Italia: metti che vincano i “no” al referendum, metti che il premier, a ottobre, si trovi in seria difficoltà, metti che tutte le discussioni di questi giorni all’interno del cosiddetto e trasversale “partito della graticola”, quello che vorrebbe cuocere Renzi a fuoco lento (citofonare in ambienti per così dire lettiani, dalemiani, franceschiniani, prodiani e, nell’altro polo, brunettiani), si trovi davanti all’agognata sconfitta del “nemico”. Che fare, a quel punto? E soprattutto: a quale legge elettorale guardare? Ecco che prende forma una suggestione. La suggestione greca: e se si modificasse la legge elettorale in direzione di un modello senza ballottaggio?

 

In Grecia, infatti, il ballottaggio non è previsto. E’ previsto il premio alla prima lista, ma poi dipende da come si vince. Se si raggiunge subito il 41 per cento, il premio di 50 parlamentari su 300 garantisce governabilità. Diversamente, per esempio con un risultato tripolare, il premio al vincitore non è sufficiente a governare da soli. Il fascino del sistema greco, questo il punto condiviso sottotraccia presso questo e quel polo, è che il ballottaggio, oggi come oggi, non fa bene a nessuno (tranne che a Beppe Grillo). A un ipotetico ballottaggio Pd-Grillo, infatti, la destra tende a votare Grillo (per odio a Renzi). In un ipotetico ballottaggio destra-Grillo, invece, gli elettori Pd voterebbero Grillo in odio a Berlusconi, si pensa presso le fronde antigovernative che anelano a un Pd senza più Rottamatore. E insomma, dice da Forza Italia il senatore Paolo Romani, “il ballottaggio è senz’altro uno degli argomenti di discussione sul tavolo” e una legge di modello greco avrebbe appunto “il vantaggio” di facilitare le cose in caso di ripartizione tripolare dei consensi. Il ballottaggio, dice intanto un insider pd, è “tema di dibattito” anche nell’entourage franceschiniano. Nel Pd bersaniano, invece, dice Stefano Di Traglia, giornalista e storico portavoce di Pier Luigi Bersani, “si parte dal modello Pd” (doppio turno di collegio). Il resto si vedrà, ma c’è chi ha ancora nel cuore il Mattarellum.     

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.