Silvio Berlusconi all'uscita dell'ospedale San Raffaele di Milano (foto LaPresse)

Il ritorno del re

Maurizio Crippa
Berlusconi ad Arcore, per rimettere in salute una destra realista. “Non è che ci si deve sentire leader oppure no”, ha detto Silvio Berlusconi lasciando il San Raffaele, “spero di avere le forze per poter dare ancora qualche consiglio”.

Un mese dopo, il ritorno nella reggia di Arcore di un re acciaccato ma sorridente irradia messaggi positivi: non soltanto riguardo alla salute personale, ma anche per la politica. “Non è che ci si deve sentire leader oppure no”, ha detto Silvio Berlusconi lasciando il San Raffaele, “spero di avere le forze per poter dare ancora qualche consiglio”. La corte è stata ripulita, è diversa da quando era partito. Il re ha una convalescenza da fare, non molta voglia di badare in prima persona a tutto. Ma ha forse ritrovato quella volontà di comandare che sembrava avere smarrita, ha una sua visione e intende trasmetterla a un centrodestra meno ondivago. “La situazione italiana è passata da un bipolarismo a un tripolarismo che io vedo come molto pericoloso. Il sistema congiunto di riforma elettorale e costituzionale potrebbe portare a un governo del M5s”.

 

Non è esattamente il Nazareno senza se e senza ma che gli consiglia Fedele Confalonieri, ma c’è un’idea di realismo, la volontà di cercare una via che si ritiene migliore alle riforme, senza il rompere per rompere che altri consigliano. Così, mentre la corte attende cautelosa, ad accogliere il re c’è anche l’altra parte della destra che spinge verso scelte di rottura. Vittorio Feltri, che ha il dono della sintesi, ha scritto martedì: “Silvio, non le viene il dubbio che l’Europa sia un bidone? E allora si decida a sposare la politica del rifiuto… Esca dal pantano comunitario… Si allei con Salvini e la Meloni e magari i Cinque stelle”. Ora che è tornato, il re dovrà scegliere in fretta tra populismo o realismo. Non è solo questione di convenienze momentanee, è questione di visione. E Berlusconi ha dimostrato in vent’anni di stare sempre dalla parte del realismo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"