Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin (foto LaPresse)

Meraviglie del modello grillino di governo. A Livorno la dirigente denunciata dal sindaco parla di “clima di terrore”

David Allegranti

Denunciata qualche settimana fa dal sindaco Nogarin (che l'aveva personalmente scelta nel 2014), Sandra Maltinti, Direttore generale del comune, si difende dalle accuse in una relazione parlando di “terrore” e di improvvisazione che “regna sovrana” nell'amministrazione a cinque stelle della città toscana.

Popcorn a Livorno, che continua a dare sempre grandi soddisfazioni ai cronisti: qualche settimana fa il sindaco Filippo Nogarin ha denunciato per diffamazione il suo Direttore generale, Sandra Maltinti – scelta personalmente da lui subito dopo il suo insediamento, nell'agosto di due anni fa – dopo un’accusa molto dura, così ha riportato il Tirreno, quella di averle fatto firmare le dimissioni in bianco. Lei replica con una dettagliata relazione presentata il 29 giugno mattina nella quale parla del clima “di terrore” che c’è in Comune a Livorno. Da diverso tempo fra i dirigenti dell’amministrazione e il sindaco a Cinque Stelle le cose non vanno bene. Troppi pareri negativi agli atti della giunta, lamentano Nogarin e soci. Eppure, “se un Dirigente pone a un atto un parere negativo, non è perché non è d’accordo con l’atto o esercita la propria opinione politica, ma è perché l’atto contrasta con le leggi in vigore, infatti si chiama: parere tecnico di legittimità”, scrive Maltinti nella sua relazione, che il Foglio ha potuto leggere integralmente.

 

“Su ogni atto i Dirigenti sono chiamati a rispondere personalmente anche in solido, restituendo le cifre che possano causare danno erariale all’Ente. I Dirigenti sono tenuti per legge a TUTELARE l’azione dell’Ente, e sottoscrivere solo atti legittimi e ne rispondono personalmente. Il Sindaco, gli Assessori ed anche alcuni membri del Consiglio Comunale mostrano di non aver capito la distinzione prevista dal TUEL (Testo Unico degli Enti Locali, ndr) tra indirizzo politico e gestione amministrativa e tendono a prendere decisioni operative e pretendere che i dirigenti appongano a valle delle loro scelte, il loro parere, sovrapponendosi di fatto all’azione dirigenziale. Questo è contrario alla legge, che è esplicita”. Dunque se non si forniscono indirizzi politici validi “si impedisce di fatto una seria programmazione finendo per agire con interventi estemporanei ed improvvisati; (tra le più gravi ingerenze della politica si segnalano gare in corso di pubblicazione bloccate dopo la loro emanazione o atti importanti portati all’esame dirigenziale all’ultimo minuto, impedendo una istruttoria necessaria)”.

 

Maltinti parla di “improvvisazione” che “regna sovrana” nell’indirizzo politico dell’amministrazione, aggiunge che alcuni assessori e consiglieri comunali, “per realizzare le loro personali iniziative, pongono in essere indebite ingerenze, rivolgendosi direttamente agli impiegati più accondiscendenti, che, molto spesso, non riferiscono ai Dirigenti preposti, con conseguenti sovrapposizioni, malintesi e disservizi”. Dice anche che in Comune c’è un “cattivo clima lavorativo, spesso improntato da timore, quando non addirittura da ‘terrore’ anche ad esprimere le proprie opinioni, come il caso di un’addetta alle pulizie, allontanata dal piano primo, perché sentita al supermercato a parlare male dell’amministrazione. Ne era stato richiesto il licenziamento in tronco, come del resto per altri dipendenti”.

 

Alcuni consiglieri comunali hanno anche redatto una mozione che come oggetto ha la “rimozione dalla dotazione organica del Comune di Livorno della figura del direttore generale”, mozione che però sarebbe in contrasto con le leggi in vigore, spiega Maltinti nella relazione, nella quale racconta anche le difficoltà della macchina comunale, che fa fatica a smaltire i carichi di lavoro. C’è, fra le altre cose, un mancato turn over dei dipendenti: almeno 50 persone sono andate in pensione e ne sono state “recuperate” solo tre dal personale della Provincia, “con molta fatica”. Insomma: “Lo scollamento che si è creato tra la struttura amministrativa della città e l’organo di direzione politica è tale da rendere impossibile un dialogo costruttivo, tentato più volte per la risoluzione dei problemi”.

 

 

Nella foto a sinistra, la prima pagina della relazione del Direttore generale, Sandra Maltinti

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.