Luigi Di Maio (foto LaPresse)

I poveri evasori del pifferaio Di Maio

Redazione
Il reddito di cittadinanza ce l’ha chi fugge dal fisco. Meglio lavorare

Intervistato dal quotidiano spagnolo el Paìs, Luigi Di Maio, aspirante presidente del Consiglio per il Movimento 5 stelle, dice che l’Italia “ha 10 milioni di persone sotto la soglia di povertà, 11 che hanno rinunciato a curarsi per difficoltà economiche, pensionati a meno di 400 euro”. Così il capo grillino in formato esportazione ripropone il progetto di destinare “il 2 per cento del pil per dare a chi ha poco o nulla 780 euro al mese”. La propaganda elettorale ha questo di bello, che è gratis. La realtà invece costa. Così Di Maio fa a meno di spiegare, agli italiani non agli spagnoli, come intanto troverebbe 32 miliardi l’anno. Gli italiani però devono cominciare a porre ai grillini le domande vere che i grillini stessi generano con le loro proposte elettorali. Davvero un “cittadino” su sei è sotto la soglia di povertà? Partiamo dai dati dell’Istat: “Un milione 470 mila famiglie residenti in Italia (il 5,7 per cento del totale) sono stimate attraverso l’indagine in condizione di povertà assoluta, si tratta di 4 milioni e 102 mila individui (il 6,8 per cento dell’intera popolazione)”. Non sono pochi, ma sono meno della metà di quelli conteggiati da Di Maio. Non solo: nel 2014 – ultimi dati Istat – erano in calo le persone “in grave deprivazione”. 

 

Poi ci sono i dati dell’Agenzia delle entrate sui redditi 2014: l’imponibile medio dichiarato è di 25.900 euro, in lieve aumento. Ma, come risulta da un’elaborazione degli esperti di previdenza e assistenza Alberto Brambilla e Paolo Novati, solo 30,7 dei 60,8 milioni di abitanti presentano una dichiarazione dei redditi positiva. La metà si dice a reddito zero o a carico di altri: inclusi i bambini, certo; ma non è troppo? Quanti sono dunque i poveri del pifferaio Di Maio e quanti gli evasori assistiti? Poi ci sono 10,1 milioni con imponibili fino a 7.500 euro che pagano una media annua di 54 euro di tasse. Altri 8,6 milioni pagano 601 euro. In definitiva 18,7 milioni di contribuenti, il 46 per cento, pagano in media 305 euro l’anno: a essi corrispondono nuclei famigliari di 28 milioni di cittadini, che beneficiano di assistenza sanitaria e sociale pagata da altri. Da chi? Dai redditi oltre i 35 mila euro: l’11,2 per cento della popolazione che paga il 53 per cento dell’Irpef. Quanto ai pensionati, è stranota la differenza tra redditi e importo delle pensioni, poiché molti ne percepiscono più d’una (tipicamente di reversibilità) mentre gli assegni davvero bassi si riferiscono a commercianti, artigiani, baby pensionati. C’è evidentemente qualcosa che non va sia nelle dichiarazioni sia nel meccanismo di esenzioni fiscali. Il che incentiva il vero problema italiano: il basso tasso di occupazione, che l’Istat colloca al 56,3 per cento, terzultimo nell’Unione europea. Il (cosiddetto) reddito di cittadinanza non rischia di peggiorare tutto? O i grillini preferiscono la propaganda?