Salvatore Girone (foto LaPresse)

Difendere i Marò dai loro tifosi

Redazione
La pericolosa strategia di chi vuole infilare i fucilieri in campagna elettorale. Ancora una volta sono le famiglie di questi due soldati a rivelare il tono della grazia civile che a volte manca alla politica. “Dal mio punto di vista un eroe è colui che salva una vita”.

Con il rientro di Salvatore Girone in Italia, dopo quello di Massimiliano Latorre, ha forse termine un desolante pasticcio di politica estera. Adesso si dovrà celebrare un giusto processo a due militari che meritano rispetto, ma che pure sono accusati di omicidio, e che solo nel paese della dismisura potevano diventare oggetto di una strumentale contesa politica tra chi li vuole “eroi” e chi invece li chiama “assassini”. Ma in questo impazzimento lessicale, nell’incontinenza furbesca della politica, si segnala la misura delle famiglie. Da un lato c’è la compostezza dei parenti dei due soldati, dall’altro ci sono le smargiassate della campagna elettorale. “I Marò sfilino ai Fori Imperiali il 2 giugno”, dice allora Ignazio La Russa, l’ex ministro della Difesa, uno dei leader di Fratelli d’Italia, il partito che ancora una volta, come tentò di fare nel 2014 durante le elezioni europee, li vorrebbe utilizzare e mostrare come fossero pettoruti manifesti elettorali. “Ci aiuterebbe molto che politica e media non polemizzassero”, gli risponde invece, attraverso il Corriere della Sera, e con il tono riservato degli affetti, il papà di Girone, il fuciliere di marina riportato sabato in Italia dopo quattro anni di prigionia in India: “Vorremmo vivere la nostra emozione enorme in privato”.

 

E ancora una volta sono le famiglie di questi due soldati a rivelare il tono della grazia civile che a volte manca alla politica. “Dal mio punto di vista un eroe è colui che salva una vita”, ha detto Giulia Latorre, figlia ventiduenne di Massimiliano Latorre. “Non so perché vengono chiamati eroi. Un genitore è sempre un eroe per il figlio, ma un vero eroe è altro”. E d’altra parte, in questi anni che per loro devono essere stati terribili, i due fucilieri di Marina, e le loro famiglie, non hanno mai cercato una fuga dalle responsabilità, né hanno accettato di farsi utilizzare dagli sciacalli. E questo mentre i governi pasticciavano, i partiti speculavano, e addirittura un ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Santagata, a marzo del 2013 cercava di costruirsi su tutta questa vicenda un futuro politico. Ovviamente si iscrisse subito a Fratelli d’Italia, di cui da allora fa parte come membro dell’ufficio di presidenza. “Sulla questione Marò ci siamo spesi molto”, dice Giorgia Meloni. A volte viene da chiedersi se non sia il caso spendersi un po’ meno. Difendere le forze armate è giusto. Utilizzarle per fini elettorali è pericoloso, anche per gli stessi Marò.

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