Alfio Marchini (foto LaPresse)

“Nazareno tutta la vita”

Salvatore Merlo
Da Marchini a Parisi. “L’Italia ha bisogno di una grande coalizione”. Salvatore Merlo intervista Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia

Roma. “Ah, io c’avevo sperato dall’inizio, Marchini è la scelta giusta. Finalmente! Certo, era meglio se si fosse fatto prima…”. Ed è squillante la voce di Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, lui che ha battuto la sinistra, ma anche la destra, sciolto confini, ammainato bandiere, piegato partiti, una storia e un profilo che assomigliano a quelli di Alfio Marchini, anche lui imprenditore e anche lui trasversale, da ieri tornato seriamente in gara per il Campidoglio. “Si riprende un filo, quello del Nazareno”, dice allora Brugnaro. “Guardi, io la penso così, credo che l’Italia abbia bisogno di figure come quelle di Marchini o come Stefano Parisi, gente che ci crede, che unisce, che conosce la propria città, che non coltiva una carambola di ambizioni, che non fa giochi di cinica tattica”.

 

E così la parola “nazareno” torna a essere maneggiata sul campo della politica italiana, e quasi assume un significato che supera e sublima la definizione del patto siglato a suo tempo tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, “diventa un modo di pensare”, dice Brugnaro, “di guardare alle cose con senso pragmatico, con l’idea che la politica non sia una professione ma spirito di servizio e che dunque l’appartenenza a questo o quel partito in fondo non conti: si può stare insieme, perché le cose da fare sono quelle per tutti, sono chiare e sono urgentissime. Non solo nelle città, che devono recuperare decoro, ma anche a livello nazionale”. E allora il sindaco, con questo suo tono entusiasta che sembra non perdere mai, con ritmo martellato dice che “l’Italia ha bisogno di una grande coalizione permanente. Quello che c’è da fare lo sappiamo: aggredire il debito pubblico, semplificare la burocrazia, ritrovare peso nella politica internazionale”.

 

Berlusconi avrebbe potuto decidere di sostenere Giorgia Meloni a Roma, anziché Marchini. E avrebbe forse dato una connotazione molto precisa, di destra, post fascista, oggi si direbbe lepenista, alla sua coalizione. E Brugnaro si fa un po’ diplomatico a sentire il nome di Giorgia Meloni, e d’altra parte la politica è anche arte del compromesso, e chi vince sa che non è mai opportuno né stravincere né umiliare gli sconfitti. E allora: “Io ho stima di Giorgia Meloni”, premette, abbassando la voce di un tono, come in sordina. “Credo che questo passaggio, questa scelta anche di Berlusconi, non sia contro nessuno. E’ una scelta semplicemente giusta, nel senso che conferma una tipologia umana, un’antropologia che è in fondo la stessa di Parisi a Milano e se vogliamo anche di Gianni Lettieri a Napoli. Si tratta di candidature aperte, trasversali”.

 


Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia (foto LaPresse)


 

Allora si chiede a Brugnaro come lui immagina possa essere configurato il centrodestra di domani. “Con le caratteristiche nazarene che le ho descritto”, dice lui. Dunque non un centrodestra guidato da Meloni, tanto meno da Matteo Salvini. “A me piacerebbe che si parlasse meno delle carriere dei leader e di più delle cose da fare. Per questo penso che Berlusconi e Renzi dovrebbero anche loro ritornare a parlarsi, a collaborare. Questo paese non ha bisogno né di prime donne né di eroi, ma di gente che si metta china a lavorare sui problemi. Che sono tanti. E che sono ormai chiari a tutti. O si fa così, o altrimenti cresce il malcontento, e poi si gonfia il facile partito del vaffanculo, che è proprio quello che l’Italia non può permettersi. Guai. Se vincono quelli, il paese chi lo manda avanti? Le cose chi le fa? Per questo oggi sono contento di Marchini a Roma. Sono molto, molto contento. Lui può vincere”.

 

Guido Bertolaso ha mollato. “Bertolaso è stato generoso”, dice Brugnaro. Pare sia stato lui, Bertolaso, a far incontrare Berlusconi e Marchini, mercoledì notte, li ha messi nella stessa stanza, attorno a un tavolo, e quelli si sono stretti la mano. “Questa è politica”, risponde il sindaco di Venezia. “La politica è mettere insieme le persone, non dividerle per fare rumore e prendere in giro gli elettori. Penso che Bertolaso abbia capito una cosa, credo che forse l’abbia sempre pensata, e cioè che Marchini non solo avesse i numeri per vincere a Roma, ma che fosse anche uno che ci crede in quello che dice, uno che ha un’idea pulita della politica e dei rapporti sociali, uno disposto a metterci la faccia su quello che fa, uno che rischia e non pensa a una carriera”.

 

E Berlusconi? “Berlusconi ha dimostrato coraggio. E trovo molto confortante questa sua scelta, ben augurante, direi. Voglio sperare che sia tutto un progetto organico quello che lui ha in mente di accompagnare. E cioè che questa sua scelta romana, come quella di Milano, siano l’inizio di qualcosa anche a livello nazionale. La politica è una cosa bellissima, è servizio. E questo è il momento in cui tutte le energie migliori del nostro paese devono collaborare. Dobbiamo tirarci fuori da una palude nella quale siamo un po’ sprofondati. Possiamo farcela…”. Ma? “Ma bisogna davvero che ci si metta tutti insieme”. Nazareno, eh? “Nazareno tutta la vita”.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.