Stefano Parisi

Il problema di Parisi a Milano sono i suoi

Maurizio Crippa
La lite tra Lega e Cav. (e Meloni) e i guai per un modello di centrodestra

Lo spettacolo grottesco che il centro-destra offre di sé a Roma è inenarrabile. Con la candidata-quasi mamma che oggi annucnia la discesa in campo e il candidato delle “gazebarie” Bertolaso a cercare un “piano B” e che pesci pigliare, con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi a un passo da una rottura politica di poco senso e meno costrutto. Ma, al netto del tragicomico teatrino, l’impressione è di uno scontro frontale – finale o decisivo, anche no – tra la Lega e Forza Italia. La fotografia farlocca della reunion di Bologna, neanche un anno fa, è scolorita. Ci sono anche delle parzialissime verità politiche, in tutto questo. Una è che FI non vuole ridursi al ruolo di junior partner al traino della Lega, il che è l’esatto intento di Salvini. L’altra è che il leader leghista non possiede né una visione, né una strategia d’insieme, né voti spalmati equamente sul territorio per potersi proporre a federatore nazionale.

 

Poi c’è un caso specifico. Massimo Franco, sul Corriere della Sera di ieri, arguiva che lo scontro potrebbe arrivare fino al nord, luogo simbolo e cuore di un’alleanza che regge da oltre vent’anni. Trascurava però di fare l’esempio concreto, attuale e decisivo: la partita per il sindaco. A Milano, in un sussulto di politica, è stata trovata la candidatura di Stefano Parisi. Una sua vittoria contro Beppe Sala non è facile, o probabile. Ma si corre per vincere, o no?, e lui è adatto al ruolo. Soprattutto – anche senza perdersi nei giochini sulla ricerca di un “modello nazionale” – il metodo con cui è stato individuato il candidato e il suo profilo rappresentano quantomeno un’idea di cosa dovrebbe fare il centrodestra se volesse contendere (le elucubrazioni se poi Berlusconi lo voglia davvero le lasciamo per un’altra volta) elettori e governo alla sinistra di matrice renziana: coalizione, politica e non antipolitica, un programma di buongoverno, squadre credibili. Il problema è che il marasma e la pochezza che il centrodestra sta mostrando a livello nazionale rischiano di essere la zavorra più grande, la trappola più pericolosa, per il buon candidato Parisi. A Milano, intesa come luogo d’elezione del miglior centrodestra, peserà la mancanza di credibilità generale dello schieramento. E la sua incapacità, oggi, di raccogliere un voto d’opinione e non solo d’appartenenza è ciò che rende davvero difficile la scalata di Parisi.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"