La destra, eppur si muove. Tentativo "Libdem"

Francesco Di Giorgio
Ritratto (militante) di un incontro milanese dove si elogiavano Merkel e Fornero per rifondare il campo liberal-conservatore. Giovani, Pd e non solo.

Un incontro politico per sostenere che sulle questioni dell’euro “i tedeschi hanno ragione” o che gli anziani, cioè “i diversamente giovani”, vanno incentivati a lavorare anche quando sono in pensione. A qualcuno parrebbe surreale, con il clima anti-Merkel e anti-Fornero che si respira in Italia in questo periodo, ma è quello che hanno provato a fare gli organizzatori del Laboratorio Libdem lo scorso fine settimana alla Fonderia Napoleonica di Milano: una chiamata alle armi di chi è convinto che l’integrazione europea debba proseguire spedita - Brexit o non Brexit, Salvini o non Salvini - e che l’Italia non debba chiedere a Bruxelles che autorizzi più deficit pubblico, ma prendere semmai esempio proprio dalla Germania per continuare a riformarsi. Fioccano gli applausi quando Clemente Cappello, un giovane imprenditore italiano che vive a Londra, propone una petizione pan-europea per l’elezione diretta del presidente della Commissione Europea. “Siamo un covo di europeisti, è evidente, ma tutt’altro che entusiasti dello status quo, vorremmo anzi un’Unione europea più politica e legittimata democraticamente”, commenta Piercamillo Falasca, direttore di Strade, tra gli organizzatori del Laboratorio: “Vorremmo un’Italia economicamente e politicamente più simile alla Germania”. Silvia Enrico, l’avvocato che sostituì Oscar Giannino alla guida di Fermare il Declino dopo l’affaire delle lauree mancati, si presenta con una stella di David al petto e una maschera in faccia: “In Europa non abbiamo sconfitto il germe dell’antisemitismo e del razzismo, di cui ci consideravamo ormai immuni”.

 

Molti giovani in sala, qualche iscritto pd e qualcuno dichiaratamente di centrodestra, una manciata di radicali, unici parlamentari presenti i Monti-boys Benedetto Della Vedova e Gianluca Susta. I leader politici più citati non sono italiani: Merkel a parte, le menzioni sono per lo spagnolo Albert Rivera di Ciudadanos e per il leader europeo dei liberali Guy Verhofstadt. I cartelli in sala recitano: “Il debito pubblico è una tassa sui nostri figli”, “Difendiamo le pensioni del futuro”, “L’Europa siamo noi”. Sono a favore degli ogm, criticano l’università italiana che si rifiuta di consentire corsi di laurea specialistica interamente in inglese (“E come pensiamo di attrarre studenti stranieri, così?”), propongono che musei e siti archeologici siano gestiti da privati.

 

[**Video_box_2**]Il giornalista del Foglio Luciano Capone elenca tutto l'alfabeto dei nemici del neoliberismo. Addirittura c’è chi azzarda che il matrimonio gay sia un baluardo occidentale contro il fondamentalismo islamico. “Siamo intolleranti con gli intolleranti che vogliono distruggere la nostra libertà”, dicono. Ma al contrario di Salvini e Maroni, pensano che le moschee vadano costruite eccome: “Meglio che preghino in luoghi che conosciamo e controlliamo, vorrei anche un albo degli imam autorizzati”, dice un amministratore locale del varesotto. Qualcuno in sala si lamenta: con queste proposte in Italia non si diventa popolari. Ma gli organizzatori del Laboratorio Libdem ribattono che per chi mira alla popolarità facile ci sono i partiti tradizionali, qui si sperimenta.