Controlli alla frontiera tra Francia e Belgio (foto LaPresse)

Una proposta per salvare Schengen

Redazione
Con i migranti seguire il modello politicamente scorretto americano

Causa crisi dei migranti, Schengen rischia di morire, e i ministri dell’Interno dell’Unione europea non riescono a far altro che battibeccare su come meglio ammazzare l’Europa senza frontiere. Cacciare temporaneamente la Grecia? Oppure autorizzare il nord Europa a mantenere i controlli ai confini per due anni? Le regole lo consentono. Ma come gli hotspot, le ricollocazioni e i guardia-frontiere Ue, la sospensione di Schengen non fermerà il flusso. Una Grecia in quarantena continuerebbe a indirizzare i rifugiati sulla rotta dei Balcani.

 

La sospensione di Schengen trasformerebbe l’Italia in un grande campo profughi. Si possono costruire muri, ma la pressione umana li travolgerebbe. Meglio provare qualcosa di completamente diverso. Un piano Marshall per i rifugiati siriani in Turchia, Giordania e Libano permetterebbe di scoraggiare le partenze. Una safe zone nel nord della Siria servirebbe a prevenire un ulteriore esodo. Ma, per gestire la marea, l’Ue farebbe bene a ispirarsi ad America, Canada e Australia: andare a prendere i rifugiati direttamente in Turchia con un programma di reinsediamento e chiudere tutte le porte di accesso illegale. Si decida un tetto di ingressi annuali nell’Ue (500 mila?), con una quota per ogni stato. Si scelgano i criteri di selezione, mettendo in fila i rifugiati che entreranno nel corso degli anni. Chi cerca di passare davanti agli altri su un canotto diretto in Grecia viene rispedito in Turchia dove finisce in fondo alla fila. Sarà politicamente scorretto, ma c’è un cavillo legale che permette di farlo: secondo il diritto internazionale, chi non chiede asilo nel paese di ingresso può essere espulso. E nessun rifugiato è così matto da voler restare in Grecia.

 

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