Matteo Renzi con Sergio Mattarella (foto LaPresse)

Che cosa rischia Renzi dopo i dubbi di Mattarella sulle unioni civili

Redazione
Una sentenza della Consulta nel 2010 diceva che il matrimonio è istituzione riservata a persone di sesso diverso. Il Quirinale potrebbe così bocciare la legge voluta dal governo se non verrà modificata. Tra diritti e adozioni, ecco perché il premier rischia di rimanere prigioniero

Tra dieci giorni dovrebbe iniziare la discussione in Aula della proposta di legge sulle unioni civili, sulla quale pendono problemi di costituzionalità oltre che dissensi politici anche all’interno della maggioranza di governo e un giudizio critico da parte della gerarchia cattolica. Una sentenza del 2010 della Consulta chiariva che per la Costituzione il matrimonio è un’istituzione riservata a persone di sesso diverso, quindi istituti che regolino l’unione omosessuale non debbono presentare aspetti di omologazione alla normativa del diritto matrimoniale. In realtà già in commissione si era lavorato molto per evitare riferimenti al diritto di famiglia, ma la resistenza della sinistra del Pd, cui incautamente Matteo Renzi aveva delegato la materia, ha impedito di raggiungere appieno quell’obiettivo.

 

Ora si attribuisce a Sergio Mattarella l’intenzione di esprimere un giudizio di incostituzionalità sulla legge – con la possibilità dunque che il testo approvato venga poi comunque bocciato dal Quirinale. Non bisogna sottovalutare il valore della sentenza della Consulta, che sarà sicuramente un punto di riferimento per il giudizio del presidente, e che comunque potrebbe diventare la base di nuove controversie giuridiche.

 

Non si tratta solo di questioni tecniche. Si tratta di scegliere tra una normativa volta a garantire alle coppie omosessuali diritti sociali, come quello all’assitenza reciproca, previdenziali o patrimoniali, per evitare discriminazioni, oppure un intervento che si ponga in contrasto col principio di unicità della famiglia, tutelato dalla norma costituzionale. La questione delle adozioni è la principale prova di un deragliamento in questa direzione, come quella sull’adozione del cognome del convivente. Si potrebbe evitare di incorrere nel rischio congiunto di una bocciatura di incostituzionalità e di una vasta ribellione del mondo cattolico riportando la legge nei cardini di un provvedimento volto a cancellare discriminazioni ma privo di ogni volontà di equiparazione al matrimonio.

 

[**Video_box_2**]Su questo, però, Renzi si trova in difficoltà, perché dopo aver dato alla sinistra interna il mandato di gestire la faccenda, ora si trova incastrato in un gioco politico pericoloso. Lo strumento legislativo è stato usato dalla minoranza democratica per spingere verso una maggioranza alternativa a quella di governo (con Sel e Movimento 5 stelle, senza i moderati del centrosinistra). Ora riprendere le fila di un’operazione di cui si erano trascurati gli aspetti più delicati non sarà facile. Magari si sceglierà la via apparentemente più semplice, far andare avanti comunque l’iter sul provvedimento così com’è, salvo poi registrare incidenti parlamentari o bocciature costituzionali e intervenire soltanto dopo. Sarebbe una straordinaria prova di irresponsabilità, ma non è escluso che, per non ammettere l’errore iniziale, Renzi finisca per rimanere prigioniero.