Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (foto LaPresse)

Resistere, resistere…

Mario Sechi
Armiamoci e partite. Vecchie glorie, grandi assenti e indecisi di peso nel Comitato Rumoroso per il No al referendum. Asor Rosa che fa? E la Mannoia? Ma se poi Jovanotti sostiene Sensi come lo interpretiamo?

Girotondavano. E a forza di farlo, il girotondo, sono cascati davvero tutti giù per terra. Fu Renzi Matteo da Rignano sull’Arno a stenderli per bene, serenamente, il giorno in cui conquistò la segreteria del Pd e ancor di più Palazzo Chigi. Senza più il Cavaliere al governo, spaesati e in cerca d’autore, dell’armi onusti ma senza gloria, invecchiati, sembravano perduti. Poi il segretario fiorentino si mise in testa un’idea folle: riformare la Costituzione. Sono rinati, si sono rialzati più arzilli che mai, rigirotondano come ai bei tempi. C’è un nemico alle porte, all’armi! C’è da difendere la Costituzione più bella (e arrugginita) del mondo. Che si dispieghino le telecamere, che avanzino i microfoni come una sola armata, che si intingano le penne d’oca nell’inchiostro vermiglio, che si indossino le parrucche, che si dia un’incipriata ai nasi austeri. E’ giunta l’ora! Il Comitato Rumoroso per il No alle riforme costituzionali si riunirà l’11 gennaio a Montecitorio. Appuntamento alle ore 15 e 30 con un mazzolin di professori all’occhiello. C’è Stefano Rodotà, già garante di tutto che nel 1985 voleva una sola camera ma oggi ha messo un annuncio grande così su Porta Portese e vuole il bilocale parlamentare immacolato; c’è il Cavaliere di Gran Croce professor Gustavo Zagrebelsky, lume del Festival della Mente; c’è il professor avvocato Alessandro Pace, autore di più di trecento pubblicazioni, cribbio; c’è la professoressa Lorenza Carlassare, saggia in fuga permanente dalla commissione per le riforme battezzata da Giorgio Napolitano (il King George che voterà Sì al referendum). Ci sono tutti quelli che ci devono essere per una democratica resistenza, perbacco.

 

Ma il Comitato Rumoroso per il No è ben più vasto, popolato, animato, variegato, colorato. Alberto Asor Rosa, lui che ha messo nero su bianco l’incesto tra Scrittori e Popolo, è in trincea con l’elmetto. Al suo fianco, con il pastrano da campo, il procuratore della Repubblica Armando Spataro. In perlustrazione verso le linee nemiche dei verdiniani mascherati, avanza la barba mimetica dell’avvocato Felice Besostri, arcigno e senza paura. No pasaran! Davanti e dietro, sopra e sotto, a nord e a sud, a est e a ovest il Comitato Rumoroso per il No vanta la copertura strategica della Cgil e della Fiom, una Susanna Camusso e un Maurizio Landini uniti nella lotta, con il mai domo Piero Bernocchi dei Cobas tra i fumogeni e i tamburi. L’inchiostro con la clava è fornito dal Fatto quotidiano, la sovrastruttura ideologica è forgiata dal Manifesto, i tomi editati da Chiarelettere (ma tenete d’occhio anche le rotte ardite dei navigati scissionisti della neonata casa editrice La nave di Teseo), la rappresentazione teatrale è affidata a Dario Fo e non si discute. Cantanti? Fiorella Mannoia ci sarà. Sì, ma se quelli del Sì tirano fuori, che ne so, la carta Jovanotti, tutto quell’entusiasmo del Filippo Sensi al concerto, c’è sotto qualcosa di politico… Ah, gli intellettuali, un tempo si poteva stare sicuri sul loro apporto, erano “organici”, ma oggi… Avete letto l’Espresso? Non si schierano! Nei salotti della Resistenza è tutto un interrogarsi, aprire gruppi su WhatsApp per tenersi aggiornati sugli ultimi spostamenti, dislocamenti, pensamenti e ripensamenti.

 

[**Video_box_2**]Ogni virgola, può essere decisiva, ogni fotogramma un messaggio subliminale, ogni clic postato su Instagram va monitorato con attenzione. Come ti sembra l’espressione? Enigmatica. Sì, ma Nanni, ditemi, che fa Nanni? Moretti oggi non vuol dire niente di sinistra, pare. Ma si sa, è ontologicamente per il No. Oddìo, e se fosse cambiato anche lui, avete visto cosa è successo a Baricco? No, dai. Ma Gad è contro, vero? Lerner? Ma certo che sì, ha sbroccato un po’ qualche giorno fa sul Kim coreano all’idrogeno e Salvini, l’ha sparata grossa, ma lui non è mica come quelli del pensiero debole, leggi qui, lui le idee le ha chiare: “Personalmente ho molti dubbi, però, che gli italiani (favorevoli o contrari alla riforma costituzionale, non importa) si appassionino al referendum confermativo fissato per l’ottobre 2016. ‘Se mi bocciano vado a casa’, proclama Renzi sapendo benissimo che è pressoché impossibile. Sarà un referendum senza quorum, dall’esito scontato, e solo una grossa ingenuità delle opposizioni potrebbe aiutarlo nel dargli l’importanza che non ha”. Un po’ pessimista, ma Gad c’è. Scrittori di tendenza? Quanti ne vuoi, perbacco. Aldo Nove ma anche dieci. Qualcosa di più? Che ne so, uno Stefano Benni, per dire. Rifiutò il premio De Sica perché “come i governi precedenti, questo governo (con l’opposizione per una volta solidale), sembra considerare la cultura l’ultima risorsa e la meno necessaria. Non mi aspettavo questo accanimento di tagli alla musica, al teatro, ai musei, alle biblioteche, mentre la televisione di stato continua a temere i libri, e gli Istituti di Cultura all’estero sono paralizzati”. Un duello contro il ministro dei Beni Culturali, “Tarzan” Franceschini, ma forse ci sta a difendere il Senato. E gli industriali? Si scruta l’orizzonte, non s’ode ronzio di tornio né di pressa, il Capitale appare lontano, forse c’è troppo Marx, ma in fondo in fondo si spera di vedere comparire la bandiera nera a pois della flotta di Diego Della Valle. Però lui l’ha detto che non gli piace questo Renzi, non hanno fatto più la pace e vedrete che sì, parlerà di nuovo, eccome. Che cosa disse? Ecco, una cosa forte, perdinci: “La Costituzione è stata scritta da persone come Einaudi, non la facciamo cambiare dall’ultimo arrivato che seduto in un bar con un gelato in mano decide cosa fare. Su queste cose bisogna stare molto attenti”. Finalmente un patriota, calzato e vestito. Sì, però ce lo vedete voi, Dieguito, a una manifestazione con Barbapapà Scalfari? Troppo diversi per fare insieme tacco e punta.