Davvero il centrodestra non ha speranza di risorgere e deve affogare nella bolla salviniana? Le idee per un’alternativa a Renzi ci sono. Serve un nome. Il casting, da oggi e per tutto il 2016, lo facciamo al Foglio. Scriveteci qui.

Non esiste, ma c’è. Non si muove, ma cammina. Non parla, ma ha ancora una voce. E soprattutto – nonostante non vinca da tempo, registri capitomboli su capitomboli, non abbia una linea chiara, non abbia una identità definita, nonostante in Parlamento mostri quotidianamente una discutibile solidità – nonostante tutto questo, è lì che sonnecchia, la destra italiana, moribonda ma non defunta, in attesa che ci sia un leader (principe) azzurro disposto a farla svegliare da un terribile e interminabile incantesimo che la tiene lì ferma e immobilizzata tra le braccia salviniane. Il tema ci sembra questo e siamo certi che prima o poi anche Berlusconi se ne farà una ragione. In un’Europa dove le destre, pur tra mille acciacchi, vincono dovunque, dominando le elezioni in Inghilterra, imponendosi con caparbietà in Germania, arrivando (forse inutilmente) prime in Spagna; in un’Europa in cui le forze anti sistema (Francia, Spagna, Inghilterra, Italia) vengono sistematicamente elogiate in campagna elettorale e poi bocciate alla prova elettorale; e in un’Europa in cui le uniche sinistre che sembrano avere un futuro sono quelle (come il Pd in Italia) che hanno sottratto alla destra alcune idee per governare; in un’Europa così composta al centrodestra italiano basterebbe fare il centrodestra per tornare a essere competitivo e non continuare a muoversi come se fosse solo una delle grandi pecore nere dei conservatori europei. Su queste colonne abbiamo scritto più volte che un centrodestra che insegue Salvini è un centrodestra che si autocondanna a essere, oltre che perdente, gravemente subalterno a un leader destinato a scaldare al massimo i cuori e gli intestini di un paio di regioni italiane.

 

E un centrodestra che tara il suo baricentro sull’asse lepenista-grillin-salviniano è un centrodestra – sveglia! – che regala un’autostrada a un leader di governo come Matteo Renzi e che così facendo sceglie di spostarsi dal lettino di Biancaneve alla barella di un ospedale. Al netto di Salvini, in realtà, i temi sui quali i conservatori italiani potrebbero costruire un’alternativa di governo a Renzi esistono eccome e nulla ci farà togliere dalla testa che la forza di Renzi sia dovuta all’assenza della destra e non il contrario (ovvero che sia la stessa presenza di Renzi ad aver progressivamente anestetizzato la destra). Sulla giustizia e sulla timidezza con cui il presidente del Consiglio sta riformando il processo penale si potrebbe costruire una grande battaglia garantista, ma a forza di inseguire Salvini è ovvio che un centrodestra garantista è destinato a restare solo il pallido ricordo di una storia ormai passata. Sull’economia, e sulla fragilità del governo sui temi della spesa pubblica e sul taglio delle tasse finanziato come al solito con il deficit e non con una saggia e drastica spending review, il centrodestra avrebbe di fronte a se un campo aperto ma a forza di inseguire Salvini e a forza di inseguire una Lega diventata ormai più che una costola della sinistra una costola del sindacato (la legge Fornero al cimitero) è ovvio che l’elettore tenda a identificare spesso il centrodestra come una forza a difesa dell’esistente (e se il programma elettorale di Forza Italia, in nome dell’anti renzismo, potrebbe essere sottoscritto anche da Stefano Fassina ovviamente qualcosa non torna). Un centrodestra moderno, dunque, ce li avrebbe eccome i temi (questi e molti altri) su cui costruire un’alternativa di governo al centrosinistra renziano ma come capita sempre quando si parla di alternativa non esiste un programma spendibile se prima non si identifica una leadership credibile. Salvini, inutile prendersi in giro, è un leader a suo modo gagliardo ma che non ha futuro come candidato premier. E seppure Berlusconi sia spesso tentato dal voler, non si sa bene con quale modalità, tornare lui stesso in campo quando si voterà, sulla spinta magari di quella benedetta sentenza della Corte di Strasburgo che potrebbe rimettere politicamente in discussione la legge Severino,  anche l’ex presidente del Consiglio sa perfettamente però che il centrodestra del futuro avrà bisogno di un buon casting nel 2016 per non consegnarsi inerme nelle mani di Salvini.

 

[**Video_box_2**]Serve, all’avversario di Renzi, un Albert Rivera d’assalto, un giovane spregiudicato e talentuoso conservatore che sappia riconoscere il campo da gioco, e siamo certi che  da qualche parte in Italia ci sarà un candidato perfetto, un’alternativa possibile, un nome da spendere. Qualcuno che magari lo stesso Berlusconi vorrebbe trovare per consegnargli un giorno la sua corona (occhio, che tra un anno siamo in campagna elettorale). Il casting di Forza Italia, a onor del vero, esiste ma funziona come la difesa della Roma, e allora ci proviamo noi a raccogliere suggerimenti, nomi, idee, curriculum, segnalazioni sul nome giusto, possibilmente non troppo conosciuto, da consigliare al centrodestra post berlusconiano per non soffocare nella bolla salviniana. Yes. Il casting lo facciamo noi. Da oggi e per tutto il 2016. L’e-mail, ovviamente, è quella che leggete nel titolo di questo pezzo: [email protected]. E buon Natale a tutti voi.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.