Il presidente del Consiglio Matteo Renzi con Renato Brunetta (foto LaPresse)

Brunetta, la Consulta e Renzi: i pasticci di FI visti da Romani

Salvatore Merlo
talvolta Forza Italia si presenta come un’entità inafferrabile, che esprime umori, linguaggi, strategie e orizzonti diversi. “Mi pare chiaro che abbiamo bisogno di un ufficio politico, di una specie di Direzione”. “Berlusconi non può essere continuamente esposto alle intemperanze dei singoli individui.

Roma. A differenza di Renato Brunetta, suo collega capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Romani sa anche muoversi nell’arte del tacere, che non è mutismo ma può essere una risorsa della comunicazione. Dunque, quando al capogruppo di Forza Italia in Senato si chiede che ne pensa dello spumeggiante intervento del suo collega della Camera ieri a Montecitorio (“le marchette”, “l’Iraq”, l’accusa di conflitto d’interessi rivolta al governo) Romani si fa spiritosamente vago: “C’è una domanda di riserva?”, sorride. Tuttavia il suo silenzio allude, e quasi descrive una forma di autolesionismo al cianuro. “Renzi ha usato Brunetta e i nostri pasticci sulla mozione di sfiducia a Maria Elena Boschi come un pretesto per fare quello che aveva in animo già da tempo, cioè l’accordo per eleggere i giudici della corte costituzionale con il Movimento di Grillo. E bisogna ammettere che ha avuto buon gioco. Adesso dobbiamo metterci una pezza”. Si è costituito un nuovo arco costituzionale che comprende Grillo, ed esclude Berlusconi. Capolavoro. “Eh”.

 

E davvero talvolta Forza Italia si presenta come un’entità inafferrabile, che esprime umori, linguaggi, strategie e orizzonti diversi. “Mi pare chiaro che abbiamo bisogno di un ufficio politico, di una specie di Direzione”, dice Romani. “Berlusconi non può essere continuamente esposto alle intemperanze dei singoli individui. Ci vuole un organismo che istruisca i problemi, e che li presenti al Cavaliere in modo ordinato, così che lui possa decidere”. Adesso Berlusconi è in balia dell’ultimo che gli parla? “Berlusconi non è in balìa di nessuno. Ma la linea non può essere dettata solo da chi urla o da chi la spara più grossa”. A proposito: dicono che Brunetta una volta si è disteso sul tappeto dell’ufficio del Cavaliere per ottenere quello che voleva. “Non lo sapevo”. Ma se lo sanno tutti. “Non ero ancora capogruppo, c’era Schifani a quei tempi”.

 

Le ultime sono state quarantott’ore di schizofrenia: mozione di sfiducia personale alla signora Boschi, no anzi al governo, una mozione da presentare sia alla Camera sia al Senato, no forse solo alla Camera ma da presentare con i Cinque Stelle, anzi senza i Cinque stelle… Non si è capito niente. Che fa Forza Italia? “Ci sarà un voto di sfiducia al governo sul tema delle banche. Non so quando. Ma ci sarà”. E poiché Romani non sembra entusiasmarsi all’idea, gli si ricorda che martedì mattina Brunetta quasi voleva marciare assieme ai grillini per avere la testa della signora Boschi: sfiducia nominale. “Brunetta è libero di parlare a titolo personale. Ma noi non facciamo mozioni di sfiducia individuale. Mai. Per questo dico che abbiamo urgentemente bisogno di una direzione politica, di un organismo che aiuti il Cavaliere”. Composta da chi, la direzione? “Da persone riconosciute e riconoscibili, scelte da Berlusconi. Abbiamo bisogno di ordine, così non funziona gran che bene”. E insomma, dice Romani, il concerto dovrà risultare unitario e armoniosamente concorde, senza note false, sgradevoli dissonanze, e tasti sbagliati.

 

[**Video_box_2**]Eppure anche con la Lega ci sono problemi. Ieri sera, e anche stamattina, sono volati paroloni tra Romani e il capogruppo leghista Centinaio: la Lega era d’accordo con Brunetta per una mozione di sfiducia individuale al ministro Boschi. “Centinaio non era nemmeno presente alla riunione dell’ufficio di presidenza, quando ieri si è votato sul calendario della mozione. Dovrebbe venirci più spesso, e dovrebbe anche imparare un po’ di educazione”. Va bene. Ma Forza Italia al Senato fa meno opposizione di Forza Italia alla Camera? Fate meno opposizione della Lega? “Guardi che ieri sera, ad Arcore, Berlusconi e Salvini hanno deciso che non si farà nessuna mozione di sfiducia indivudiale alla Boschi. Che è esattamente ciò che da ieri mattina dicevamo al Senato”. Ma intanto è successo un marasma. “Renzi ha usato le nostre ‘contraddizioni’, diciamo così”. Eufemismo. Ma con i giudici della consulta come va a finire? “Siamo stati tagliati fuori. Oggi ho fatto presente la cosa al Quirinale, e spero che il presidente Mattarella mi richiami. Poi dobbiamo però mettere un po’ d’ordine in casa”. Auguri.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.