Pippo Civati (foto LaPresse)

Come navigare nel mare delle “altre” Leopolde. Parla Civati

Marianna Rizzini
Non solo la corrente renziana. Si riuniscono anche le sinistre "più a sinistra"

Roma. C’è la Leopolda di Matteo Renzi (da ieri fino a domani a Firenze), c’è la contro-Leopolda che non vorrebbe essere chiamata tale (l’evento della minoranza pd previsto oggi a Roma, al Teatro Vittoria, e officiato, tra gli altri, da Gianni Cuperlo, Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza) e ci sono le contro-Leopolde di fatto che si collocano tutte (in teoria) nello stesso campo ristretto della “sinistra a sinistra del Pd”: oggi a Napoli si riunisce infatti la Sinistra italiana di Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre, e domani a Verona L’Italia possibile” di Pippo Civati lancia una riflessione prima di tutto “programmatica” per la “costruzione di un quarto polo” che, dice Civati al Foglio, non deve prescindere dalla “soggettività autonoma” (rispetto al Pd, intanto). Ha un senso procedere così atomizzati?, è la domanda a cui le varie “leopolde” devono cercare di rispondere. Sullo sfondo resta intanto l’appello per l’unità del centrosinistra (il vecchio schema Pd più Sel), lanciato due giorni fa dalle pagine di Repubblica da tre sindaci della vittoriosa stagione “arancione” che fu (Giuliano Pisapia, Massimo Zedda e Marco Doria).

 

Uniti abbiamo vinto in passato, è il concetto, e soltanto uniti potremo vincere in futuro. Parole che non sono piaciute a Nichi Vendola, che da Sel respinge l’idea al grido di “il centrosinistra non esiste più per colpa di Renzi”, ma che hanno conquistato la presidente della Camera Laura Boldrini (eletta con Sel). Civati invece a Verona vuole riflettere “sull’Italia dei prossimi vent’anni”, a partire da “un progetto di governo che si costruisce dal basso”, e dice che l’appello dei sindaci gli pare in qualche modo “nefasto” dal punto di vista politico, perché “non si può fare improvvisamente finta che Renzi sia diventato un altro e non abbia tradito lo spirito originario della Leopolda. La differenziazione dal Pd serve, se non vogliamo che l’elettorato deluso e in cerca di rappresentanza finisca tutto a Beppe Grillo. E poi questi appelli all’unità, comprensibili nella Francia della valanga Le Pen, io li lascerei per il secondo turno. Intanto dovremmo approfittare del tempo che abbiamo per riflettere sulla sinistra che vogliamo diventare”. Per questo Civati ha invitato alla giornata veronese anche personalità esterne, “non iscritte a ‘Possibile’”, dice, “come lo scrittore Maurizio de Giovanni e l’ex ministro Vincenzo Visco”, per “allargare lo sguardo, cominciando a formulare proposte concrete proprio a partire dal livello economico-finanziario, e per proiettarsi oltre la polemica spicciola”. E però c’è un problema: in alcune città gli elettori percepiscono la sinistra extra pd talmente divisa da non capire più chi sta con chi. Per esempio: a Roma Stefano Fassina e Pippo Civati andranno insieme? Civati risponde affermativamente per quanto riguarda il piano elettorale, anche se distingue a livello di “forma-partito”: “Non confluiremo in ‘Sinistra italiana’.

 

[**Video_box_2**]Vogliamo procedere secondo il nostro metodo, dando centralità al programma, puntando sulla suddetta soggettività autonoma e usando strumenti innovativi, sul web e non, per cercare il contatto diretto con le persone” (domani, intanto, in contemporanea con l’appuntamento di Verona, ci saranno “gruppi di ascolto” civatiani in molte città, con diretta streaming su possibile.com). La “soggettività autonoma”, dice Civati, è la chiave per “non soccombere all’ineluttabilità del ‘Partito della nazione’ o del voto populista: “Se un elettore riluttante del Pd o già ex Pd non è d’accordo con il sindaco renziano di Firenze Dario Nardella che ieri, proprio in nome del Partito della nazione, diceva che lo schema destra-sinistra è superato, e se quell’elettore non trova nessuno che lo rappresenti e non vede un vero contraltare di sinistra al Pd in un’area politica riconoscibile, sarà tentato o dal non voto o dal voto al M5s”. Bisogna attrezzarsi a livello “di contenuti”, dice Civati: “Possibile’ vuole sfidare Renzi, ma non sulla base di schematismi ‘buoni-cattivi’ o di ricette semplicistiche”.    

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.