Laura Boldrini (foto LaPresse)

Laura Boldrini Channel

Salvatore Merlo

Quando tre mesi fa Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera con delega alla comunicazione, le ha ricordato che si sarebbe dovuto fare un bando pubblico per la nomina del nuovo capo ufficio stampa della Camera dei deputati, visto che l’attuale lascerà l’incarico il 31 dicembre, lei ha detto “sì

Quando tre mesi fa Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera con delega alla comunicazione, le ha ricordato che si sarebbe dovuto fare un bando pubblico per la nomina del nuovo capo ufficio stampa della Camera dei deputati, visto che l’attuale lascerà l’incarico il 31 dicembre, lei ha detto “sì, sì”, e poi si è voltata dall’altra parte. Quando poi lui, un mese fa, è ritornato alla carica, lei ha di nuovo detto, “ma certo, certo”, ed è scomparsa nell’ombra. Poi mercoledì scorso, Giachetti, caratterino scuola Pannella, si è spazientito e si è pure dimesso, con un siluro: “Sono tre mesi che la cerco per chiederle cosa fare e sono stato tenuto ‘appeso’”. Morale: non ci sarà nessun concorso. Ma perché?

 

Convinta d’essere sottostimata, sotto espressa e persino sott’esposta, la presidente Laura Boldrini ha deciso che sarà lei, personalmente lei, a individuare il nuovo capo ufficio stampa, uno che la sappia finalmente valorizzare. E dicono che davvero la signora Boldrini pensi di non essere raccontata a sufficienza, e che insomma la sua vera voce non si senta abbastanza nel prolifico labirinto nazionale. E dunque raccontano che da quando è stata eletta, la presidente pulsa, sospira, rumoreggia, corre, chiede, strepita e si lamenta con i suoi amici e collaboratori, con tutti gli esperti di comunicazione (sono sette, solo quelli ufficiali) di cui si è circondata da quando ha messo piede a Montecitorio, a cominciare da Gad Lerner, che le fa lezioni private, fino a Lorella Zanardo, l’autrice del celebre documentario sul corpo delle donne. “Perché i telegiornali non fanno un servizio sulle aperture domenicali di Montecitorio?”, chiede lei con una pena sorda e diffusa. “Ma a ‘Otto e mezzo’ quando mi chiamano?”, si lamenta con accasciamento dell’animo. E ancora: “Certo che il sito della Camera poteva raccontare un po’ la mia partecipazione alla giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità!”. E vai con un fitto ragionare gravido di consigli, suggerimenti, strategie (Boldrini ha un sito, il profilo Facebook, poi ha Twitter, Google+  e c’è anche il canale su You Tube: Laura Boldrini channel), con inviti al sorriso e all’aplomb, perché il vero traguardo rimane sempre diventare esattamente come le più disinvolte, con quel piglio sardonico, la risposta pronta, il rapporto diretto e un definitivo addio a complessi e inibizioni. Qualche mese fa il Tg1 tagliò una scenetta che ancora gira su internet, questa: una giornalista chiede alla presidente un commento sul solito non precisamente elegante Salvini, Boldrini si irrigidisce d’istinto, ma ecco che da dietro spunta la voce d’una dei sette esperti di comunicazione, Valentina Loiero: “Sorridi!”. E Boldrini sorride.

 

[**Video_box_2**]Fiero della sua opera, il portavoce Roberto Natale l’anno scorso ha sgranato i numeri del suo successo (suo e della social media manager Giovanna Pirrotta): “Con 170 mila ‘mi piace’ su Facebook e 224 mila followers su Twitter, Laura Boldrini è in entrambe le piattaforme – dopo appena 14 mesi di Presidenza – il sesto esponente politico più seguìto d’Italia, e la prima tra le donne”. Eppure, malgrado questo po’ po’ d’apparato che la circonda, la presidente pensa di non essere raccontata a sufficienza. E insomma più Boldrini comunica, più tuttavia avverte uno strano senso d’incomunicabilità: sarcasmo, ironia, e nel migliore dei casi indifferenza, secondo lei la circondano da ogni lato. “Ma perché scrivono solo di chi porto sull’aereo di stato e non dei miei successi all’estero?”. Persino quando viaggia si sente come un pacco sgradito. Tutte le sue iniziative, secondo lei, vengono punite da specialisti della vessazione giornalistica, televisiva, settimanale e quotidiana (compresi Repubblica e Corriere). Quei gretti dei giornalisti raccontano dei suoi fidanzati e delle sue uscite un po’ incongrue (“andrebbe cancellata la scritta DUX dall’obelisco del Foro Italico”), mentre lei in realtà spazia col pensiero sui continenti, vola misericordiosa sui campi di battaglia, soccorre idealmente i moribondi, i profughi, i famelici. E allora è per questo che ora turbina nei corridoi di Montecitorio, si lamenta, sfugge a Giachetti che le vorrebbe imporre un bando pubblico e chissà chi all’ufficio stampa della Camera: quel rompiscatole di Giachetti che le dice “bisognerebbe portare Montecitorio sui social”. Anche Boldrini vuole per la Camera una comunicazione social, ma che sia efficiente, sfrecciante, moderna, all’altezza dell’èra di Twitter, di Facebook e dei viaggi interstellari: insomma una comunicazione che si occupi di lei.

 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.