Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (foto LaPresse)

Questa riforma non è un albergo

Claudio Cerasa
Ecco perché l’economia sotto tono e la crescita sotto le aspettative si spiegano più con il caso Booking (e con le non liberalizzazioni) che con la sindrome Bataclan.

Sarebbe bello e sarebbe ovviamente anche molto consolatorio dire che la fragilità della nostra economia e la difficile marcia in avanti del nostro prodotto interno lordo dipendano esclusivamente da quel mix maledetto fatto di guerra e di terrore, di jihadisti e di Bataclan, di cinture esplosive e di islamismo radicale. Sarebbe bello ma purtroppo per il governo Renzi il balletto sui numeri legati alla crescita dell’Italia dipende più da fattori interni che da fattori esterni, dipende più da ciò che il governo avrebbe potuto fare ma non ha avuto la forza di fare che da ciò che fuori dal nostro paese sarebbe stato meglio che non fosse capitato.

 

Per capire le ragioni per cui l’Italia non riesce a fare i passi in avanti che sarebbe lecito aspettarsi in un contesto storico favorevole come quello che stiamo vivendo oggi soprattutto grazie all’aiuto della Bce, più che badare all’effetto Bataclan il governo dovrebbe osservare con maggiore attenzione ciò che è successo in questi mesi in Parlamento attorno a un disegno di legge, quello sulle liberalizzazioni e sulla concorrenza, che si sarebbe potuto trasformare in una formidabile molla per il nostro paese e che invece giorno dopo giorno rischia di essere progressivamente svuotato da una qualsiasi identità politica, economica e culturale. Più che all’effetto Bataclan, dunque, Renzi dovrebbe prestare attenzione all’effetto Booking e la storia che vi raccontiamo è emblematica di un istinto corporativista, anti mercatista e a vocazione nanista che emerge in Parlamento e ovviamente anche tra le pieghe e le piaghe del paese quando la politica sonnecchia non mostrando i muscoli che invece potrebbe mostrare.

 

E’ il 7 ottobre 2015 e la Camera dei deputati, con una maggioranza trasversale che comprende Pd, Scelta civica, Sel, Forza Italia, Ala, approva una modifica apparentemente innocua al testo del ddl Concorrenza, precedentemente approvato dal Consiglio dei ministri: “Sarà nullo ogni patto con il quale l’impresa turistico-ricettiva si obbliga a non praticare alla clientela finale, con qualsiasi modalità e qualsiasi strumento, prezzi, termini e ogni altra condizione che siano migliorativi rispetto a quelli praticati dalla stessa impresa per il tramite di soggetti terzi”. La decisione viene spacciata come una prova di forza del fronte dei liberalizzatori e la tesi goffamente sostenuta suona più o meno così: bisogna tutelare i piccoli albergatori dai cattivi giganti della rete globale e bisogna dare loro la possibilità, ai piccoli e indifesi alberghi, di offrire al proprio cliente un prezzo anche minore rispetto a quello proposto dai Booking e dalle Expedia.

 

[**Video_box_2**]Il principio di Booking ed Expedia, come è noto, è mettere a disposizione il proprio traffico, i propri utenti e la propria penetrazione in tutto il mondo a tutti quegli alberghi che accettano di cedere tra il 10 e il 20 per cento dei ricavi sulle prenotazioni online e che garantiscono una parità tariffaria tra i prezzi presenti sulle proprie piattaforme e quelli offerti direttamente dagli albergatori sui rispettivi siti internet. Si chiama “parity rate” e il vantaggio dello scambio è questo: io Booking permetto a te albergo che non hai un respiro internazionale di avere un’infinita clientela potenziale grazie alla pubblicità che ti faccio in giro per il mondo e in cambio ti ci accordiamo su una piccola trattenuta. Trattasi di investimento, e come ogni investimento può essere fruttuoso oppure no. Tutto doveva essere lineare e invece non lo è stato. E in nome di un nanismo corporativo che porta spesso una parte dell’industria e della politica a ragionare pensando a come salvare la propria piccola rendita piuttosto che a come moltiplicarla (lo stesso nanismo che porta ad alzare barricate quando si discute se liberalizzare o no l’apertura dei negozi la domenica), il Parlamento ha accettato di far passare un principio pazzotico: ha concesso agli albergatori l’opzione zero rischio di impresa favorendo un processo di concorrenza sleale tra chi, come gli albergatori, vuole vendere servizi senza intermediazione avendo però i vantaggi dell’intermediatore e chi, come Booking, vuole vendere servizi di intermediazione a condizione che chi venda senza intermediazione non si approfitti dell’intermediatore.

 

Concorrenza sleale che con ogni probabilità verrà certificata dall’Unione europea con una procedura di infrazione. Liberalizzare di solito significa creare più concorrenza e non rafforzare i monopoli. Ma sicuramente, anche qui, è tutta colpa del terrorismo e della sindrome Bataclan.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.