Maria Elena Boschi (foto LaPresse)

Una Boschi a Roma per affrontare il Campidoglio con lo spirito giusto

Nicola Latorre
Al direttore - Il suo articolo di ieri offre una utile occasione di riflessione sul futuro del Pd che a mio avviso va colto immediatamente.

Al direttore - Il suo articolo offre una utile occasione di riflessione sul futuro del Pd che a mio avviso va colto immediatamente. Lei suggerisce, per colmare lo spazio che esiste tra partito della nazione (governo) e partito della fazione (territori) di trasformare Roma, in vista delle prossime amministrative, in un grande laboratorio in cui sperimentare alla grande il modello Renzi. Non so, come lei scrive, se la mossa giusta per raggiungere un tale obiettivo possa essere quella di candidare a Roma il ministro Boschi. Boschi ha un profilo politico che le permetterebbe in modo naturale di colmare quel gap che esiste anche a Roma tra Pd di governo e Pd del territorio, anche se dubito sulla possibilità di poterla spendere in quel ruolo, posto che ha fatto tanto e ha ancora molto da fare al ministero delle riforme.

 

Ma, nomi a parte, il suo ragionamento è giusto e anche se le prossime elezioni possono sembrarci lontane quella scadenza elettorale segnerà in modo significativo il dibattito dei prossimi mesi. Per varie ragioni. Primo: sarà un passaggio cruciale per il futuro di città fondamentali come Milano, Napoli, Torino e Roma, oltre tanti altri importanti comuni. Secondo: sarà un passaggio fondamentale per affermare una classe dirigente nuova del Partito democratico. Terzo: sarà una tornata elettorale che avrà poi un suo riflesso inevitabile anche sul successivo referendum sulle riforme costituzionali. Il combinato disposto di questi elementi ne fanno un passaggio chiave non tanto per la tenuta del governo ma nel percorso intrapreso per cambiare l’Italia e per rinnovare la politica e la sua classe dirigente. Dunque escludo che la scelta possa essere quella che lei descrive come “l’opzione a”, ovvero prendere le distanze da un processo decisionale e navigare verso la data delle amministrative grazie al vento in poppa delle riforme approvate ma senza mettersi in gioco. Oltretutto questo atteggiamento striderebbe con il coraggio e la determinazione con cui il presidente Renzi e il Pd stanno dimostrando di essere in grado non solo di guidare il paese ma anche di cambiarlo profondamente come fino a questo momento nessuno, per diverse circostanze, era mai riuscito a fare. Penso che valga “l’opzione b”, scegliere quindi di investire risorse ed energie in una campagna elettorale molto complicata ma che, proponendo i giusti candidati, può portarci alla riconferma della nostra esperienza di governo in quelle città. Con l’approvazione in solo un anno e mezzo di Jobs Act, Buona scuola, riforma elettorale, legge sull’antiriciclaggio, e in ultimo la legge di Stabilità è definita la rotta politico programmatica del nuovo Pd. Ora c’è da dedicarsi a rafforzare le gambe su cui correre lungo quella rotta: il nuovo Pd, la sua classe dirigente. In questo senso sarà fondamentale come ci misureremo con il passaggio delle prossime amministrative.

 

[**Video_box_2**]Non so se sarà, come detto, possibile tentare a Roma la carta Boschi. Ma una candidatura simile, espressione del partito o anche non impegnata direttamente in funzioni politico istituzionali ma  capace di trasferire sul territorio il brand del governo, sarebbe auspicabile non solo a Roma ma in tutta Italia.

 

Nicola Latorre è senatore del Pd

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