Quando i lazzari invasero il vecchio Senato e sventrarono… un incubo

Giuliano Ferrara
Ho avuto un incubo. Sudato, molto grasso, lacero, plebeo come i lazzari del Settecento napoletano, intruppato in una massa di forconi con le bandane e le asce, sfondavo le porte di Palazzo Madama a Roma.

Ho avuto un incubo. Sudato, molto grasso, lacero, plebeo come i lazzari del Settecento napoletano, intruppato in una massa di forconi con le bandane e le asce, sfondavo le porte di Palazzo Madama a Roma. Sparatorie, bastonate, coltelli, corde. Miguel Gotor veniva sventrato per primo, perché per primo si era affacciato a vedere che fosse quel trambusto sedizioso. Uno spettacolo raccapricciante. Corradino Mineo freddato con un colpo di fucile dopo il devastante ingresso in aula, il petto squarciato, il corpo reclino sul suo seggio. Poi la violenza si era abbattuta su Vannino Chiti, preso a bastonate sulla testa da un manipolo di macellai che lo aveva acchiappato mentre cercava di scappare dalle parti della buvette, infine impiccato al lampadario. Non vi dico il resto, ventotto senatori dissidenti dalla maggioranza fatti secchi, un mare di sangue, urla indemoniate. Unica imperturbabile, Madonna Boschi non faceva una piega e sorrideva, sotto braccio alla sconvolta Anna Finocchiaro, in conversazione con un orripilato Luigi Zanda. Il governo era appena andato sotto sulla riforma costituzionale. Il mondo intero rideva degli italiani. Speculatori di Borsa sogghignavano. Capitali s’involavano sulle ali del demonio mentre arrivavano i primi pellegrini del Giubileo della misericordia. Che incubo.

 

Non è un presagio, ovvio, tantomeno un auspicio di congiura, i martiri onirici del Senato possono stare tranquilli, sarà stata un’indigestione o una tensione freudiana a sfondo sessuale, chissà, ma era comunque un Grand Guignol terrificante. Ne ho sofferto al risveglio, un’amarezza che non vi dico, più il senso di colpa verso persone amiche e perbene, io che sono un tipo pacifico, tollerante, liberale, sebbene un po’ polemico, di tanto in tanto. E’ che non ho capito molto bene la posizione politica dei dissidenti del Senato. Vogliono far saltare il banco per darci il diritto di eleggere direttamente una Camera delle autonomie che non vota la fiducia al governo? Considerano l’elezione indiretta delegittimante, addirittura un passo indietro della democrazia? Si intruppano con il partito dei costituzionalisti codini, dei magistrati d’assalto, dei posatori eterni di veti, dei manovrieri più subdoli, degli ideologi manettari, di quelli che da quarant’anni predicano la mutazione genetica, l’inclinazione fascista di qualunque sinistra o di qualunque coalizione liberale voglia riformare la Costituzione? Non è che esagerano?

 

[**Video_box_2**]Capisco che Matteo Renzi possa risultare insopportabile, che la compagnia dei Rignano Boys & Girls faccia ribrezzo ai faticoni della vecchia sinistra, ai loro emuli ed eredi. La Ditta aveva certe caratteristiche: condivisione, consociazione, collegialità, un’oligarchia sola al comando, tempi lunghi del ricambio, prosopopea, vanità diffusa ma ben dissimulata. Da quando è cambiato il titolare – a furor di popolo perché i vecchi boss, persone spesso intelligenti e gentili, bonarie e sperimentate, avevano commercialmente fallito, e di sentimentale non restava che la lacrimuccia nel giorno delle elezioni e della formazione del governo –, da quando un boy scout aveva rilevato il disastro con discreto successo, abilità manovriera, spregiudicatezza comunicativa, e una linea di governo giusta per accompagnare e radicare un minimo di ripresa dell’economia, della società, delle istituzioni, da allora qualcosa si era rotto nei cuori e nelle menti di quelli di prima, rigorosamente esclusi dal dopo. Ma buttare tutto in vacca non è espressione iperbolica di un risentimento che nessuno capirebbe? Sono sicuri di poter evitare, se del caso, un isolamento politico e psicologico durissimo da sopportare? Sono certo che loro per primi sperano di non avere i numeri e di non doverli dare. Certi incubi tormentano e disonorano chi li fa, ma non sbagliano mai.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.