La cattiva scuola

Redazione
Ci mancava proprio un’intromissione della giustizia amministrativa per rendere ancora più complessa l’attuazione della fase iniziale della riforma dell’andamanto scolastico. Tra ipocrisie sindacali e complicatori in toga, la riforma non decolla.

Ci mancava proprio un’intromissione della giustizia amministrativa per rendere ancora più complessa l’attuazione della fase iniziale della riforma dell’andamanto scolastico. Ci mancava e, puntualmente, si è verificata. Il Consiglio di Stato ha accolto parzialmente la richiesta di circa duemila diplomati alle magistrali prima del 2002, che dovrebbero partecipare a un concorso per ottenere una cattedra, e invece saranno “cautelativamente” immessi nelle “graduatorie a esaurimento”, dalle quali si può ottenere un incarico temporaneo. La decisione definitiva (si fa per dire perché la strada della burocrazia italiana non finisce mai) sarà a dicembre, quando si stabilirà se i ricorrenti finiranno davvero nella graduatoria a esaurimento o in quella di seconda fascia, che non dà accesso alla possibilità di essere assunti senza concorso.

 

La dimensione non è eccezionale e non dovrebbe creare problemi eccessivi, ma è un esempio che potrebbe essere seguìto da altre microcategorie. Il piano di assunzioni straordinario, che avrebbe dovuto portare in cattedra centomila docenti e chiudere la vicenda del precariato, avanza a fatica, per l’indisponibilità di una parte dei precari ad accettare cattedre che considerano scomode (ma in realtà i trasferimenti rigurdano solo un decimo del totale). Paradossalmente i sindacati, che prima hanno messo in piedi proteste colossali per stabilizzare i precari, ora difendono chi rifiuta la stabilizzazione e minacciano nuove agitazioni. Se a questo si aggiunge un po’ di sabotaggio “cautelare” si ha un quadro di confusione, in presenza di un allargamento straordinario delle assunzioni che avrebbe dovuto essere considerato una vittoria squillante del mondo della scuola.

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