Il sindaco di Roma Ignazio Marino (foto LaPresse)

Passeggiate romane

Cosa c'è dietro la sfida tra i due Matteo

Redazione
Il match a Roma, le titubanze di Renzi e i piani di Orfini. L’altra battaglia capitale. Intanto Marino ha abbassato le sue pretese: niente via libera ufficiale all’operazione rimpasto, ma quello ufficioso sì.

Il match di stasera a Roma. Ignazio Marino per stare tranquillo ed essere sicuro che il Pd non gli farà scherzi di qui al 2018 vuole assolutamente un “via libera” ufficiale di Matteo Renzi al suo rimpasto. Il leader del Pd gli ha fatto sapere (i due non si parlano più direttamente da tempo) che non intende affatto dargli la sua benedizione in pubblico, magari alla festa dell’Unità di oggi.

 

Le richieste di Marino. Allora il sindaco ha abbassato le sue pretese. Niente via libera ufficiale all’operazione rimpasto, ma quello ufficioso sì. Il segretario del Pd, almeno fino a ieri, non sembrava affatto propenso ad accontentare il primo cittadino della Capitale. E, ancora una volta per interposta persona, ha fatto sapere che per quel che lo riguarda Marino non avrà niente di niente. Già fa un grandissimo sforzo a dire di sì alla partecipazione alla festa dell’Unità di Roma. Fosse stato per lui, infatti, non ci sarebbe andato per evitare le contestazioni pilotate non tanto dei presunti fan di Ignazio Marino, quanto da Sel e da una fetta del Partito democratico. Matteo Orfini, però, ha fatto fuoco e fiamme, ha minacciato anche le dimissioni dalla carica di presidente del partito (circostanza, questa, che però viene smentita dai renziani) e il premier ha dovuto confermare la sua partecipazione alla kermesse romana del partito.

 

La candidatura di Orfini. Ma in quella parte del Pd che sarebbe capace di  organizzare una finta manifestazione spontanea contro il presidente del Consiglio, pur di dimostrare che lui è odiatissimo e Marino invece no, c’è anche Matteo Orfini? Interrogativo che più di un renziano si è  posto è che non deve far stupire. Nel Partito democratico, infatti, si sta facendo largo la convinzione che su Roma il presidente del partito abbia giocato una partita in proprio che è assai più ambiziosa di quello che si credeva all’inizio. Orfini non si accontenta di farsi il suo feudo nella Capitale. Guarda più in là. Alle prossime elezioni amministrative del 2018. Vorrebbe candidarsi e poi, una volta diventato sindaco della Capitale (sempre che il suo piano vada in porto), da quella postazione così importante contendere la leadership nazionale a Matteo Renzi. Per il futuro, ben si intenda, perché Orfini, da uomo intelligente, ha capito che la partita che giocano Pier Luigi Bersani e compagni, tutta proiettata sul prossimo congresso del 2017, è persa in partenza.