Matteo Renzi (foto LaPresse)

Io, fedele alla Ditta, dico a Renzi: rottamala, è molto peggio di te

Stefano Di Michele
Ci si sbaglia. Poi ci si corregge, si sa. Fino a qualche mese fa, elettore democratico, seppure più per tigna che per fede, ero convinto di una cosa: che peggio di Renzi non ci fosse (quasi) nulla. “Mejo n’artrosi” – come diceva la grande Franca Valeri –, che il novello Pupo Nostro dell’Ara Coeli.

Ci si sbaglia. Poi ci si corregge, si sa. Fino a qualche mese fa, elettore democratico, seppure più per tigna che per fede, ero convinto di una cosa: che peggio di Renzi non ci fosse (quasi) nulla. “Mejo n’artrosi” – come diceva la grande Franca Valeri –, che il novello Pupo Nostro dell’Ara Coeli. Datemi Bersani segretario. Fatemi fare la vendemmia con D’Alema. Assegnatemi a Cuperlo – caaaaaaro lui. Pure Stumpo stavo a sentire. E leggevo le interviste di Speranza con la stessa acribia riservata a un testo gaddiano – ché in giorni difficili, così va: ogni tana si fa trincea. Tutto e tutti (pure voi, D’Attorre, Fassina, Bindi: acccorrete e confortate, preservate e preservatemi!), ma quello mai! Asfaltatore di idealità altrui. Piallista (nel senso: bischero livellatore da pialla e sega) di belle storie. Ballista, soprattutto – ah, quelle balle sue! Poi, passano le settimane, passano i mesi, passano gli anni – e pensavo: tutti ’sti compagni coi controcazzi gli faranno mangiare la polvere, capovolgeranno la sorte, presenteranno un programma alternativo che se non serve per il socialismo almeno consoli sul fronte della decenza. E invece niente: ogni giorno, la stessa scena e la stessa pena. Uno stucchevole ripetitivo musicarello sull’uomo solo al comando, sulle riforme che non devono passare, sulla Costituzione che scansati, sui lavoratori quasi impiccati, sui padroni sempre innalzati. Ogni fiato possibile usato solo per dir male del segretario. Ora, sarà forse la mia un’eccessiva partecipazione al mito della Ditta, ma in una ditta, appunto, non si passa l’orario di lavoro e quello d’ozio solo a dir male del capo azienda. Non tutto l’orario, almeno. Perché se una Ditta dev’esserci, qualcuno che tenga in piedi la baracca ci vuole. Invece, è una sorta di Asilo Mariuccia: lacrimoni, capricci, strepiti. E nessuna generosità. Allora, forse, una cosa peggio di Renzi c’è: il Pd stesso. E per non far torto a nessuno, quasi tutto il Pd.

 

L’altro giorno Renzi, con una di quelle sue uscite tra il leader e il capo villaggio, ha detto: allacciate le cinture! Dovrebbe pure sciogliere i cani, però. Più lui insiste, inventa, sbaglia e indovina – ma almeno fa – più è l’intero suo partito che si rivela inadeguato. Dell’opposizione interna si è detto – ha saputo solo mutare ogni forma di ammirazione in irritazione, ogni battaglia possibile in noia e lamento. Così, che riposi in pace. Ma pure il resto della compagnia dà da pensare. Intanto, un’opportuna tara realmente da fare su tutta quella miserabile consorteria local-casareccia di assatanati che occupano la cronaca – più che politica, sul versante giudiziario. I fatti di Roma, per dire, un principio di ribrezzo lo suscitano. Come ci sono finiti, tutti quei topi, nella credenza del formaggio? La ruspa di Salvini, per carità, non usiamola neanche come metafora, e lasciamo pure stare la mafia, ma un paio di pedate date con vero trasporto sul culo di qualcuno (pedate politiche, s’intende, da capo incazzato della Ditta, ché la stessa Ditta vede sputtanata e offesa), e possibilmente prima degli ammanettamenti, non sarebbe possibile darle?

 

[**Video_box_2**]Poi, tutto il resto del partito che si definisce renziano. Qualità e volontà ci sono, ma un principio di casermetta, di inutili guardiani del pretorio, di replicanti di scarsa caratura eccome se si nota in giro. Quasi una sorta di doroteismo d’accatto, quasi il riemergere senza l’antica gloria dei fasti degli inadatti nani e ballerine. Si passa di talk-show in talk-show, e incroci sempre quelle faccine che annuiscono, composte ed espressive come i cartelloni delle offerte all’ingresso del supermercato, e che subito fanno correre la mano al telecomando. Ogni tanto mostrano meraviglia o indignazione, ma con la stessa partecipazione di una compagnia amatoriale in prova presso il locale teatrino parrocchiale. Servirebbero combattenti veri – quelli li riconosci dai gesti, dalle parole, dagli sguardi – non la loro moscia parodia. Troppo studio, poca passione. C’è tutto un peso morto – al di là delle buone intenzioni di Renzi (buone, e al momento pure le uniche) – che pare salire a galla, di gregari che invece di tirare la volata aiutano, come si dice, per la discesa. Forse Renzi adesso lo sa, che deve cominciare a rottamare pure qualcosa di suo. Da vero capo della Ditta.

Di più su questi argomenti: