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Il blog di Via Solferino

Redazione
Il Corriere smemorato denuncia troppo giustizialismo e astensionismo.

Prima ti do un pugno in volto, poi ti chiedo – come se nulla fosse – perché sei corso con la faccia contro la mia mano, fino a scontrarti con le mie dita serrate. Da tempo sembra questo lo schema seguito dal Corriere della Sera, giornalone d’establishment, per trattare con la classe politica italiana.

 

Iniziamo dalla fine. Cioè da Aldo Cazzullo che ieri identificava nell’astensionismo di queste elezioni regionali “l’ultimo avviso alla politica in crisi”: “Ma se un elettore su due non partecipa alla scelta del presidente della sua regione, non si tratta di un ‘dato su cui riflettere’”. Sottinteso: troppo poco. Piuttosto “è un allarme sulla tenuta della nostra democrazia”. “Le cause sono molte, e più serie del ‘ponte’ e del bel tempo”; in cima alla lista, secondo il commentatore, ci sono “i privilegi, gli sprechi, gli scandali che hanno macchiato la figura del consigliere regionale”.

 

Il giurista Michele Ainis, domenica, in prima sul Corriere, d’altronde aveva già capito tutto e ragionava sull’“autogol giudiziario dei politici”. Il riferimento era alla lista di “impresentabili” stilata in extremis dalla commissione parlamentare Antimafia: i politici così “sperano di guadagnare credito sottoponendosi all’analisi del sangue; invece ottengono discredito. Un po’ perché nelle vene della politica italiana circola ancora qualche litro di sangue infetto. Un po’ perché la cattiva politica degli ultimi vent’anni ha allevato un vampiro, che di sangue non ne avrà mai abbastanza”.

 

Sul vampiro dell’anti politica nulla da obiettare, né sul fatto che questo contribuisca a tenere lontani gli elettori dalle urne. Ciò che sia Cazzullo sia Ainis fingono di dimenticare è che ad allevare il vampiro non è stata tanto “la cattiva politica degli ultimi vent’anni”. Basti leggere cosa scriveva Antonio Polito, sempre domenica sullo stesso Corriere della Sera, quando presagiva che la scelta di candidare Vincenzo De Luca in Campania, in barba al rischio posto dalla legge Severino, “avrà un suo costo”, perché l’elettorato più “moralista” sarebbe stato sensibile al richiamo indignato di Roberto Saviano. Così non è stato, lo dicono i risultati, ma questa è l’ennesima dimostrazione che la caccia al vampiro dell’anti politica non va estesa chissà quanto lontano da Via Solferino. Lo stesso quotidiano da cui l’ex direttore Ferruccio de Bortoli si è allontanato a fine aprile abbozzando perfino un’autocritica: “I giornali dovrebbero tutelare di più le persone coinvolte in fatti di cronaca o inchieste”. Lo stesso quotidiano che, ben prima che arrivasse Grillo, tra inchieste giornalistiche e amplificazioni di fiction e veline giudiziarie, si è prestato alla caricatura “castale” della classe politica. Un quotidiano un po’ diverso, si spera, da quello che farà il nuovo direttore.

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