Raffaele Fitto (foto LaPresse)

De Monarchia (berlusconiana)

Alessandro Giuli

Fitto gioca con la Repubblica. Ha con sé una manciata di senatori, ma il popolo dov’è? Non sta bene perdere tempo intorno a questioni minori, quantité négligeable direbbe Silvio Berlusconi. Sicché poche parole, ma sentite, intorno alla vicenda di Raffaele Fitto.

 

Non sta bene perdere tempo intorno a questioni minori, quantité négligeable direbbe Silvio Berlusconi. Sicché poche parole, ma sentite, intorno alla vicenda di Raffaele Fitto. Il suo gruppo parlamentare lo farà, e procurerà di certo qualche problema al Cav., scatenando piccoli appetiti acquisitivi da parte della maggioranza renziana. Si renderà insomma un poco interessante e non soltanto per i giornali che lo intervistano in cerca di notiziole. Fitto si balocca con l’illusione di fare il Cameron salentino, e ci sta, perché il narcisismo ha una funzione consolatoria perfino, sia pure in assenza di reciprocità da parte del primo ministro della corona britannica. Fitto deve ripetere a se stesso e ai suoi amici scissionisti che ha avuto un senso, e non soltanto psicanalitico, rivalersi su Berlusconi che gli ha preferito ieri Angelino Alfano e oggi Giovanni Toti. Fitto cerca insomma un proprio quid, e pare averlo trovato nell’esigenza “del passaggio dalla monarchia alla Repubblica”. Parole sue, dettate a Rep. Fitto probabilmente non ricorda che il primo ad aver sollevato la questione, il pioniere del tentato regicidio anti berlusconiano, oggi fa il presidente dell’Associazione Produttori Televisivi e si chiama Marco Follini.

 

Chi era costui? Era il leader dell’Udc che faceva parte della poderosa maggioranza berlusconiana incoronata dagli elettori nel 2001. Nel 2004, all’indomani di elezioni europee andate non malaccio ma nemmeno bene, Follini disse al Corriere: “Credo che sia finita la monarchia berlusconiana e si debba andare a un’alleanza più pluralista”. Nel frattempo molti Soli e molte Lune sono tramontati sul bagnasciuga della politica. Follini ha fatto in tempo a passare nel centrosinistra (2006), a militare nel Pd e poi a uscirne infelicitato (2013). Oggi fa il sindacalista per conto dei cinematografari del piccolo schermo. E il Cav. è invece sempre lì, ammaccato e vilipeso e ineleggibile eppur mai davvero perdente. Vorrà dire qualcosa? Sì, vuol dire che per abolire una monarchia e dar vita a una Repubblica bisogna avere alle spalle un popolo e un Senato. Fitto ha con sé giusto qualche senatore, ma il popolo, quello rimasto e quello nascosto, sta ancora con il re.

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