Non solo Civati. Renzi e i problemi nel Pd che il premier finge di non vedere
Al direttore - Giuseppe Civati se ne va. Il suo domicilio politico non sarà più il Partito democratico. “Esco anche dal gruppo per coerenza”, ha detto il dissidente. Dopo l’ok all’Italicum, Civati ha tirato le somme e ha deciso di chiudere i conti con Matteo Renzi e compagni. A dirla tutta, è già da un bel pezzo che c’è ruggine tra i due. Poi intorno a Civati si è creato un gruppetto di dissenzienti. E sarà curioso vedere come andrà a finire. A questo punto il quadro politico è fatto: non c’è partito senza scissioni interne. E’ la democrazia, si dirà. Benissimo! Ma i continui strappi e lacerazioni dei singoli, impediscono proprio alla democrazia di beneficiare della sovranità popolare.
Fabio Sicari
Civati non riuscirà a combinare granché, né in Parlamento né con il suo partito prossimo, ma Renzi sbaglia a non prendere sul serio l’uscita di un politico che appena due anni fa si era candidato alle primarie del suo partito. Dal punto di vista parlamentare, Civati non conta nulla. Dal punto di vista simbolico, qualcosa conta. E non solo perché alle primarie Civati prese 400 mila voti. Ma perché senza far sentire a casa la sinistra del Pd, la big tent renziana avrà grandi numeri alla Camera ma potrebbe cominciare ad avere grossi problemi nel partito. E dire che Renzi oggi controlli bene il Pd è dire una mezza bugia.